Pierluigi Diaco: «Tra radio e tivù per imparare a riscoprire le nostre emozioni». Dal 14 settembre con "Ti sento"

Pierluigi Diaco in ascolto: «Tra radio e tivù per imparare a riscoprire le nostre emozioni», dal 14 settembre con "Ti sento"
Pierluigi Diaco in ascolto: «Tra radio e tivù per imparare a riscoprire le nostre emozioni», dal 14 settembre con "Ti sento"
di Rita Vecchio
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Giovedì 29 Luglio 2021, 07:03 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 13:31

Pierluigi Diaco in un esperimento crossmediale tra tv e radio. Il suo programma Ti sento - Il suono delle emozioni, riparte su Rai2 dal 14 settembre dopo gli ottimi as colti della prima edizione, raddoppiando su Rai Radio2 (e su RaiPlay dal 13 settembre dalle 20 alle 21). «Sarà un appuntamento radiofonico fisso, dopo il rodaggio estivo», racconta il giornalista e conduttore impegnato fino a domani in radio in una sorta di prova generale. 


Ascolto, memoria, suoni, «in questo periodo è come se l’essere umano avesse messo in discussione se stesso, imponendosi un viaggio interiore. Radio e tv sono mezzi che amplificano quanto accade e hanno il compito di raccontarne il processo culturale». 


Questo è anche un compito della Rai che fa servizio pubblico? 
«Non saprei, ma trovo doveroso fare tv e radio che abbiano tempi dilatati. La cultura dell’immagine è cambiata. Una volta si puntava la macchina fotografica su ciò che si osservava, adesso rivolgiamo la telecamera su di noi. L’ascolto è rimasto l’unica risorsa che abbiamo non viziata dall’ego. Ecco il perché della frase di Bresson, “L’occhio è superficiale, l’orecchio è profondo”, ne ho fatto il motto del programma». 


Comunicazione psicoanalitica? 
«Mi piace mettermi in ascolto con l’altro, entrare in sintonia, instaurare empatia. Cerco una conversazione con gli ospiti istintiva, andando a braccio, senza canovaccio». 


Un programma che nasce in tv e arriva in radio. Di solito è il contrario. 
«Ho portato in tv un fraseggio e una grammatica radiofonica, andando alla ricerca di emotività e ricordi attraverso i suoni e l’udito. È questo quello che so fare». 


Se qualcuno le dovesse dire che è fuori tempo? 
«Risponderei che non c’è niente di più contemporaneo di sentimenti ed emozioni.

Viviamo in mezzo a sgomitamenti esagerati, dove si è più profili social (io mi rifiuto di averne uno) che esseri umani, in cui il surrogato ha preso il posto del reale. Quando riporto in tv un ritmo più umano, la gente apprezza». 


Faccia un esempio. 
«L’intervista a Roberto Mancini, uomo così restio e pudico nel raccontarsi. É stato un piacere ascoltarlo». 


Un ospite che vorrebbe? 
«Claudia Koll. Una donna che ha fatto un viaggio profondo dentro di sé e dalla storia personale molto bella». 


Lei parla spesso di umanità e di diritti umani: cosa pensa del dibattito sul Ddl Zan? 
«La mia vita personale (unito civilmente al giornalista Alessio Orsingher, ndr) è la testimonianza di ciò che penso in materia. Credo che il rispetto della dignità debba bypassare il genere sessuale. Il fatto che si apparecchi un dibattito pubblico su questo dà la misura di quanto i mezzi di informazione siano lontani dalla vita delle persone».

 
E per Diaco, quali sono i suoni che gli creano emozione?
«La voce di Concato, il suono della puntina del 33 giri, il cuore che batte del mio bassotto Ugo. Il suono del mattarello, mi ricorda mia nonna che stende la pasta. Quello di uno scooter scassato, mi fa pensare alle prime uscite rock ’n roll di un Pierluigi quindicenne. E il suono della radio, mi fa viaggiare a quando ascoltavo le partite con mio nonno»


Dai suoni semplici e primordiali a Ti Sento, è un attimo. 
«Sto cercando di portare un po’ di umanità e di umanesimo all’interno di mezzi di comunicazione moderni e disumani».
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