Netflix, al via il primo reality “Summer job” condotto da Matilde Gioli

Matilde Gioli, conduttrice di Summer job, primo reality Netflix
Matilde Gioli, conduttrice di Summer job, primo reality Netflix
di Alessandra De Tommasi
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Venerdì 6 Maggio 2022, 19:20 - Ultimo aggiornamento: 20:53

Netflix scende in campo. Di nuovo e in un genere che finora non ha esplorato, i reality show. Cavalli di battaglia delle reti generaliste – dal Grande Fratello VIP a L’isola dei famosi – questi format spopolano ormai su ogni emittente immaginabile ed esiste anche una piattaforma streaming, Hayu, che vi dedica l’intera programmazione.

Durante l’inaugurazione della prima sede Netflix in Italia, a due passi da Via Veneto, nel cuore di Roma, è stato annunciato tra i progetti non fiction in uscita entro fine anno Summer Job, prodotta da Banijay Italia, che segna proprio il debutto della piattaforma nel mondo dei reality. E, a proposito di prime volte, vede alla conduzione Matilde Gioli, di recente vista nella deliziosa commedia Netflix 4 metà.

L’attrice 32enne non si è mai cimentata prima d’ora in queste vesti e non vede l’ora.

 

I partecipanti, dieci giovani anzi giovanissimi (tra ragazzi e ragazze), volano in Messico per quella che si pensa essere una vacanza spensierata ma che poi diventa un vero e proprio punto di partenza nel mondo del lavoro, una gavetta che include la pulizia delle gabbie allo zoo o la preparazione del pane in piena notte. Tutt’altro che una passeggiata, insomma: si tratta, infatti, di un viaggio che vuole far crescere questa generazione con un bagno d’umiltà ma anche con una serie di capacità pratiche.

L’arena della competizione nel genere reality continua quindi non solo tra canali in chiaro, emittenti via satellite e piattaforme, ma si allarga a quello che in gergo si chiama un nuovo giocatore (‘player’). Se Prime Video ha puntato, infatti, su Celebrity Hunted, giocandosi nomi fortissimi – e non solo del mondo dello spettacolo – a partire da Francesco Totti, Netflix risponde con un format classico, senza incursioni famose, per ancorare il pubblico alla realtà e invitare all’immedesimazione.

La volontà di portare nuova linfa ad un filone già molto esplorato – ma senza volgarità e populismo - è la stessa su cui puntano anche gli altri due progetti non fiction annunciati oggi. Entrambi dedicati a personaggi famosi e declinati in quattro puntate, sono “Wanna” di Fremantle e “Il caso Alex Schwazer” di Indigo Film.

Il primo è una docu-serie dalle tinte Anni Ottanta dedicato a Wanna Marchi, una delle teleimbonitrici più famose e infauste della storia del piccolo schermo. Dall’ascesa al declino, la carriera di questa donna spregiudicata è vivisezionata nel racconto ma senza giudizio.
Il secondo, invece, è dedicato allo sportivo Alex Schwazer che ha vissuto una parabola discendente proprio come la Marchi ma ha sempre mantenuto contegno e dignità riuscendo a redimere la sua immagine e ripristinare in qualche modo la sua reputazione.

La volontà, spiega Giovanni Bossetti, manager dei contenuti non fiction italiani di Netflix, non è quella di portare a galla pruriginose speculazioni ma di far emergere aspetti sommersi e sorprendenti di queste storie che hanno segnato, in un modo o nell’altro, l’opinione pubblica.

Entrambi a modo proprio, sono riusciti a rigenerarsi, come fenici che risorgono dalle ceneri e, si sa, le storie di riscatto hanno sempre grandissima presa sullo spettatore. L’idea che propongono, infatti, resta semplice: tutti cadiamo, ma i più forti si rialzano e una seconda chance non si nega a nessuno.

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