Marco Vannini, Ciontoli in lacrime a Storie Maledette: «Quanto vale una vita umana? L'ergastolo»

Marco Vannini, Ciontoli in lacrime a Storie Maledette: «Quanto vale una vita umana? L'ergastolo»
Marco Vannini, Ciontoli in lacrime a Storie Maledette: «Quanto vale una vita umana? L'ergastolo»
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Mercoledì 3 Luglio 2019, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 12:27

A ‘Storie Maledette’ di Franca Leosini è andata in onda la seconda parte dell'intervista a Antonio Ciontoli, l’ex militare condannato per l'omicidio Marco Vannini, fidanzato della figlia Martina, che morì ferito da un colpo di pistola mentre faceva il bagno. La trasmissione intitolata «Quel colpo che arriva al cuore» è dedicata a una delle vicende giudiziarie e umane che hanno segnato nel profondo la pubblica opinione e hanno coinvolto le coscienze nella passione del giudizio. Al termine del confronto Ciontoli è scoppiato in lacrime: «Oggi sono una persona fragile, vulnerabile. Ho perso l’autostima e qualsiasi certezza, ma cerco uno spiraglio da parte dei genitori di Marco»

LA PRIMA PARTE: Ciontoli: «Marco Vannini era come un figlio, spero nel perdono». La famiglia risponde così

Marco Vannini aveva poco più di vent'anni ed era molto legato a tutta la famiglia della sua fidanzata Martina. Ha perso la vita proprio a casa sua, a Ladispoli, nel maggio di quattro anni fa. Condannato a 14 anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Roma, pena ridotta in appello a 5 anni per omicidio colposo, Ciontoli è in attesa che si pronunci la Suprema Corte.

Momento cruciale dell'intervista è la domanda della Leosini: «Ciontoli, ma quanto vale una vita umana?». La risposta è secca e definitiva: «L'ergastolo». «Viviamo chiusi in casa, i miei figli vivacchiano, lavoricchiano», dice ancora. Ma la Leosini interviene: «No Ciontoli, devo correggerla. I suoi figli non riescono a trovare lavoro a causa della gogna mediatica e questa cosa mi ha molto colpito».

«La mia vita non ha più un senso, sono ben consapevole di quanto male ho fatto ai genitori di Marco, Marina e Valerio, ma anche ai miei familiari, a Viola e ai suoi genitori», le parole di Ciontoli che aggiunge: «Oggi il mio obiettivo più grande è quello cercare un piccolo spiraglio da parte dei genitori di Marco. Spero che possano avere misericordia e perdono per me. Aspetto un loro segnale»

Per i giudici di secondo grado quello di Vannini fu un omicidio colposo perchè non ci fu dolo da parte di Antonio Ciontoli nell'atto di sparare. Ma, osservarono gli stessi giudici, Ciontoli evitò «consapevolmente e reiteratamente l'attivazione di immediati soccorsi» attuando una condotta «odiosa e riprovevole» per «evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo». Nella prima parte dell'intervista il sottoufficiale aveva raccontato la sua verità fugando ogni dubbio sulla mano che ha premuto il grilletto. A sparare è stato lui, non il figlio Federico. È stato accusato di essersi preso la colpa su suggerimento del maresciallo Roberto Izzo, indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza. In primis da Davide Vannicola, commerciante di Tolfa, che lui sostiene di «non conoscerlo». Su Izzo invece dichiara di averlo visto «due o tre volte in tutta la mia vita». Infine definisce «pura fantasia macabra» l’ipotesi che quella notte potesse non essere presente in casa. 



 

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