«L’industria audiovisiva mondiale sta attraversando una fase di rapida evoluzione per la diffusione delle tecnologie digitali, che stanno trasformando i paradigmi produttivi e gli assetti dei mercati». È quanto emerso dal Centro Ricerche Economiche e Sociali Rossi-Doria dell’Università Roma Tre per conto di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
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«La componente della distribuzione digitale, che partiva da 12 miliardi di dollari nel 2013, è salita a un tasso medio annuo del 25 per cento fino al 2019, per poi diventare nettamente preponderante con la pandemia, raggiungendo i 62 miliardi di dollari. In questo scenario, l’industria audiovisiva italiana ha manifestato negli ultimi anni segni di grande vivacità, facendo leva sul patrimonio culturale in cui è radicata per cercare di rinnovare le forme della propria presenza sui mercati internazionali».
«Nell’ultimo decennio - si legge - l’industria audiovisiva italiana ha attratto l’interesse delle multinazionali straniere: la loro incidenza in termini di occupati è salita dal 4,2 all’11,5 per cento. Inoltre, le produzioni creative dell’audiovisivo italiano svolgono un ruolo prezioso di valorizzazione e diffusione dell’immagine culturale del paese nel mondo, favorendo anche altre produzioni tipiche del made in Italy».
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Di certo, i servizi di video on demand (VOD) hanno contribuito a rivoluzionare il mercato audiovisivo nel mondo: «Il mercato mondiale dello streaming, caratterizzato da un’elevata redditività, si sta tuttavia già avviando verso una progressiva saturazione e gli operatori presenti, per incrementare le loro quote di mercato, stanno effettuando notevoli investimenti nella creazione di un numero crescente di nuovi contenuti esclusivi e originali.
Importante, per sostenere l’industria audiovisiva italiana, è stata la Legge Franceschini del 2016 che, come spiega il report, «ha riorganizzato in modo sistematico l’intervento pubblico a favore dell’industria audiovisiva italiana, prevedendo interventi in tutte le fasi della filiera, dalla scrittura delle opere, al loro sviluppo e pre-produzione, fino alla produzione vera e propria, alla distribuzione nazionale e internazionale, all’esercizio delle sale cinematografiche, alla diffusione nei mercati post-sala. Nel complesso le risorse messe a disposizione del settore hanno ampiamente oltrepassato negli ultimi due anni la soglia minima dei 400 milioni di euro fissata dalla Legge, raggiungendo livelli nettamente superiori a quelli degli anni precedenti».