I Sansoni, fenomeni della comicità sul web scoperti da Picone e opinionisti a TV8: «Mandiamo lettere on line a tutti, anche a Renzi»

I Sansoni, fenomeni della comicità sul web scoperti da Picone, opinionisti a TV8: «Mandiamo lettere on line a tutti, anche a Renzi»
I Sansoni, fenomeni della comicità sul web scoperti da Picone, opinionisti a TV8: «Mandiamo lettere on line a tutti, anche a Renzi»
di Totò Rizzo
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Domenica 17 Gennaio 2021, 20:45 - Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 08:22

Da oggi (18 gennaio 2021) saranno opinionisti a «Ogni mattina», il morning show di TV8 condotto da Adriana Volpe. Tre volte alla settimana, il loro spazio si intitolerà «Chiedo per un amico». Verranno, arborianamente, dopo il Tg, quello di mezzogiorno però. Opinionisti a modo loro, ovviamente, alla maniera de I Sansoni, al secolo Fabrizio e Federico Sansone, 28 e 26 anni, i due fratelli palermitani webstar della comicità. Occhio ai numeri: 1 milione e 50mila su Facebook, 700mila su Tik Tok, 300mila su Instagram e altri 300mila su YouTube. Studio televisivo in casa loro, una stanza intera trasformata in set ipertecnologizzato, con buona pace di mamma, che fa l’assicuratrice, e di papà, dirigente della pubblica amministrazione. Loro comunque hanno dato retta al nonno: «Fate quello che vi piace, i soldi vanno e vengono».

Numeri stratosferici sui social, facce da bravi ragazzi, volgarità zero, non le mandate a dire nonostante le buone maniere: per cosa vi hanno scelti a TV8, in casa Sky?

«I numeri aiutano, certo, il web è un bel trampolino di lancio ma crediamo più nelle nostre qualità espressive, in un nostro marchio di fabbrica. Il male della comunicazione 2.0 si chiama algoritmo: ogni settimana devi postare un video se non vuoi scomparire. E invece no, il video lo posti se hai qualcosa da dire e se hai studiato la maniera per dirlo».

A prescindere da questo, le referenze sono ottime: Stefania Petyx, Valentino Picone e, non ultimo, Niccolò Presta, che è il vostro manager, nonché figlio di Lucio, potente agente di molte superstar della tv.

«Stefania è stata la prima a credere in noi, la consideriamo un po’ la nostra “mamma” artistica. Poi una importante conferma sulle nostre potenzialità e molte “dritte” ce le ha date Valentino. Infine Niccolò che ci ha scoperti per caso in un concorso da lui organizzato sulla comicità web e ci ha presi sotto la sua tutela».

I ruoli in commedia – Fabrizio lo scafato, Federico l’ingenuo – sono stati anche i ruoli nella vita, tra fratelli, dentro casa?

«Sì, ma attenzione, sono ruoli spesso intercambiabili: il carnefice non è sempre carnefice, spesso è vittima della presunta vittima. Comunque, dobbiamo confessarlo. C’è stato un momento chiave nella nostra adolescenza: il maggiore (Fabrizio, ndr) era il più bravo a scuola. Dinamiche familiari che possono condizionare anche un percorso artistico in ditta».

Quando avete capito che potevate farcela?

«Grazie ad uno dei nostri primi video che non era per nulla scontato che “passasse”: si intitola “Io non sono razzista però…”.

Ecco, lì abbiamo intuito che la comicità poteva essere uno strumento ideale anche per far veicolare un messaggio importante. Ne abbiamo fatti di altri, sui migranti, ad esempio».

Pane al pane e vino al vino, con nomi e cognomi. Nessuna autocensura?

«Solo i confini del buon gusto. Per il resto, scriviamo lettere con grande sincerità a tutti, l’ultima a Matteo Renzi, si trova sui nostri canali. Chiediamo sempre per un amico, beninteso».

Con chi ve la prendete?

«Contro chi minaccia i diritti umani, contro i prepotenti, contro chi ha distorto le ideologie per farne un tornaconto politico. Non caldeggiamo nessuna sigla, non parteggiamo per nessun movimento: il giullare deve poter spernacchiare tutti. E ci adoperiamo per la distruzione di ogni stereotipo, primo fra tutti quello che contrappone “terroni” a “polentoni”».

Di solito, le webstar della comicità non vedono l’ora di fare il loro primo film al cinema.

«Anche noi, ma ce la prendiamo con calma. Abbiamo scritto un soggetto, lo abbiamo depositato e se ne sta lì buonino, protetto da un titolo e un numero di protocollo, in attesa che i suoi due papà studino per farlo diventare un film. Perché l’estro sarà uguale ma web, tv e grande schermo hanno linguaggi diversi. Sul set bisogna farsi trovare preparati».

Sul vostro sito vi descrivete «attori, creatori e sognatori fieri»: sfugge un po’ quell’ultima definizione.

«È una dedica a papà e mamma che erano scettici sulle nostre scelte. Noi siamo sempre stati fieri del nostro sogno. Oggi lo sono anche loro». 

Vivete e lavorate a Palermo. Mai pensato di emigrare?

«Ci piacerebbe tanto costruire qualcosa qui, nella nostra terra. Per esempio che la Rai, nella sua bellissima sede, facesse partire un centro di produzione tv. Oppure creare qualcosa di nostro».

Con quelle facce carine quasi superfluo chiedervi delle fans…

«Più che superfluo, inutile. Perché siamo felicemente fidanzati, entrambi. Rachele e Martina: le dichiariamo con i nomi così sgombriamo il campo da ogni equivoco».

A carriera avviata, ce l’avete in ogni caso un piano B?

«Prima ci tocchiamo, poi rispondiamo. Fatto. No, esiste un piano B».

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