Le Iene, Elena Santarelli e lo straziante monologo sulla malattia di suo figlio. Ecco cos'ha detto

"Mi sono vergognata di tornare a lavorare, di uscire con mio marito, persino di andare dal parrucchiere"

Credits: ufficio stampa Mediaset
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Mercoledì 17 Novembre 2021, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 11:52

Elena Santarelli, conduttrice per una sera de Le Iene, ha commosso il pubblico di Italia Uno con un monologo sulla malattia che ha colpito il figlio Giacomo. Il bambino, figlio della showgirl e Bernardo Corradi, è stato colpito nel 2017 da un tumore al cervello. Un calvario concluso con la guarigione di Giacomo, ma che ha lasciato profonde ferite su Elena Santarelli.

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Il suo monologo parte così: «Mi sono vergognata di tornare a lavorare, di uscire con mio marito, persino di andare dal parrucchiere. Mi sentivo male per essermi presa un pezzo di vita per me. Gli sguardi, le parole della gente ti proibiscono di essere altro dalla malattia».

 

Il monologo di Elena Santarelli 

“Questa sera non vi parlo della malattia di mio figlio. Ma di come si torna a vivere. Durante e dopo la malattia. Io mi sono vergognata di farlo. Ho sentito parole che mi hanno fatto sentire sporca. Tipo: «Ma come fai a lasciare tuo figlio solo?».

Mi sono vergognata di tornare a lavorare, di uscire a cena con mio marito. Persino di andare dal parrucchiere quando ho sentito un’altra donna sussurrare: «Che ca**o ci fa qui la Santarelli? Io con un figlio malato starei a casa». E a casa ci tornavo. Mi buttavo subito sotto la doccia, per pulirmi dallo sporco che quegli sguardi mi avevano appiccicato addosso. «Fai schifo», mi dicevo, «cosa ti è venuto in mente?».

Grattavo via lo smalto appena messo sulle unghie, perché mi sentivo male a essermi presa un pezzo di vita per me. Quegli sguardi, quelle parole ti dicono che c’è solo un posto dove puoi stare: al fianco di tuo figlio che si sta ancora curando. Quegli sguardi ti proibiscono di essere altro dalla malattia. C’è un’altra cosa che ti impedisce di tornare a vivere. È il senso di colpa per la fortuna che hai avuto. Perché tante amiche che ho conosciuto in ospedale, mamme come me, oggi non hanno più i loro figli. E quella fortuna sentivo di non meritarla più di loro.

Così ho cercato di nascondere la mia felicità. Ma quelle mamme mi hanno detto: «Non ti devi vergognare». Ed è solo grazie a loro, Valeria, Elena e Valentina, che non mi hanno condannata ma mi son state accanto, che ho potuto tornare a vivere tutte le mie emozioni e mi finalmente sono liberata. Oggi sono grata che i miei uomini, Giacomo e Bernardo, siano con me. E sono grata di avere imparato questa lezione, una delle poche che posso insegnare alle mie amiche donne: non sentitevi sporche, non sentitevi in colpa. Mi sono sentita una madre sbagliata, ma non voglio farlo più. E non fatelo neanche voi. Non abbiate paura di tornare a vivere.”

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