Anni 20 contro l'Europa, bufera Rai e vertici furiosi: «Sconcertante». La Meloni lo difende: «È pluralismo»

Anni 20 contro l'Europa, bufera Rai e vertici furiosi: «Sconcertante». La Meloni lo difende: «È pluralismo»
Anni 20 contro l'Europa, bufera Rai e vertici furiosi: «Sconcertante». La Meloni lo difende: «È pluralismo»
di Domenico Zurlo
6 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Maggio 2021, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 14:58

Anni 20 contro l'Europa, bufera sulla Rai. Giovedì sera su Raidue è andata in onda la trasmissione Anni 20, il magazine informativo in prima serata sulla seconda rete del servizio pubblico condotto da Francesca Parisella. Ma la puntata di ieri è finita nella bufera per vari motivi, in primis per un servizio andato in onda, molto critico con l’Europa: servizio che ha provocato reazioni scomposte sia dalle forze politiche sia dagli stessi vertici Rai. L'amministratore delegato Salini, furioso, starebbe già pensando a provvedimenti da prendere, mentre il Pd ha chiesto l'intervento dell'Agcom: a difendere la trasmissione invece la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.

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Cosa diceva il servizio

Ma cosa dice il servizio incriminato, ampiamente critico ma anche molto sarcastico nei confronti dell'Unione europea? Nel video si partiva dagli ultimi provvedimenti dell’Ue in materia di cibo, per poi passare ad un excursus su piano vaccini e restrizioni anti Covid. «Cosa offre oggi la casa? Una selezione di tarme essiccate a colazione, una tazza di latte ai piselli per merenda e a fine cena un gustoso biscotto di farina di vermi inzuppato in un bel calice di vino annacquato. Un film dell’errore? No, è il menu à la carte che ci propone l’Europa», l’incipit del servizio.

«Una svolta green», secondo gli autori, «buona solo a colpire la dieta mediterranea e a far ingrassare gli affari delle multinazionali». «Ma l’Europa - continua - vuole anche ben altro. Ci ha chiesto di fidarci del piano vaccini: il risultato? Siamo ancora chiusi col coprifuoco, mentre l’Inghilterra brinda alla libertà. Con il recovery fund poi il pacchetto europeo prescrive non solo debiti, riforme e nuove tasse, ma ci chiede anche di munirci di bavaglio, raccomandando una sorta di ddl Zan in scala continentale».

Già durante la trasmissione Paola Concia, ospite in collegamento, si era duramente sfogata contro la conduttrice e gli ospiti, in primis Coruzzi (alias Platinette), per via del modo in cui avevano affrontato l'argomento del ddl Zan: «Sono schifata da questa trasmissione. Avete detto falsità», le sue parole. «I due video che avete mandati in onda sono pieni di falsità, le domande erano domande false, carissima giornalista. Nel ddl Zan non si parla di utero in affitto».

Vertici Rai furiosi

A quanto appreso dall'ANSA l'amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini sarebbe «furioso» per il servizio smaccatamente antieuropeista e sarebbero in arrivo «provvedimenti». In mattinata anche da una consigliera d'amministrazione Rai, Rita Borioni, su Facebook sono arrivate parole durissime contro la trasmissione di Raidue: «Ieri in CdA si è discusso della responsabilità editoriale in capo al servizio pubblico sui contenuti che trasmette.

Una discussione abbastanza pacata e, forse, anche abbastanza costruttiva. Ieri sera tardi mi è arrivato un messaggio che conteneva il video di un servizio sull'Unione Europea trasmesso dal programma di "informazione" Anni Venti, che io evito di pubblicare, ma che potete trovare sulla rete e farvene un'opinione», scrive la Borioni.

«Io il servizio di Anni Venti l'ho visto e l'ho trovato davvero sconcertante, e uso un delicatissimo eufemismo, per contenuti e toni. Un mischione sconclusionato di luoghi comuni, discorsi da autobus, interpretazioni superficiali e anche vere e proprie sciocchezze. Sembrava uno scherzo. E non era, come si leggeva in alto a sinistra sullo schermo, un "contrappunto". Era una lettura del tutto parziale che ha usato l'autorevolezza del Servizio Pubblico per convogliare pezzetti di realtà stravolti e decontestualizzati, in alcuni passaggi derisori e distorti». «E si è trattato non delle considerazioni in diretta di un cantante sul palco di un concerto, ma di un servizio pensato, scritto, assemblato, montato, inserito in scaletta, mandato in onda dal servizio pubblico».

«Ho anche letto molti commenti e reazioni sui social. Al netto delle considerazioni sui contenuti c'è una valanga di "chiudere la Rai", "basta con il canone", "privatizzare", "licenziateli tutti"... E faccio due considerazioni. La prima riguarda il fatto che, se fossi complottista, penserei che certe scivolate siano volute, progettate proprio per abbattere la credibilità del Servizio Pubblico... La seconda riguarda le migliaia di persone che lavorano in Rai con onestà, competenza, capacità e dedizione (e scusate l'apparente retorica) e che si vedono, periodicamente, coperti di fango del quale non sono responsabili. Il Servizio pubblico è anche e soprattutto fatta da quelle persone. E vorrei che se ne avesse più rispetto. Perché sono nella stragrande maggioranza brave persone, bravi lavoratori, bravi cittadini. Come tanti altri che gli augurano di perdere il posto di lavoro».

Pd attacca: Agcom intervenga

«L' Agcom intervenga subito e aggiunga la trasmissione »Anni venti« alla lista degli episodi da citare nel novellare la delibera con cui sanzionò la Rai per il mancato rispetto degli obblighi derivanti dal contratto del Servizio pubblico», il commento su Twitter di Antonio Nicita, della Segreteria Nazionale del Pd. «Mi è sembrato incredibile trovare tanta propaganda e superficialità in un servizio della TV pubblica. Poi ho visto che la trasmissione si intitola "Anni Venti" e ho capito. Evidentemente non è servizio pubblico ma un omaggio alla propaganda degli anni Venti del secolo scorso», rincara la dose Lia Quartapelle, responsabile Europa e Affari internazionali nella Segreteria del PD.

Meloni difende il servizio

A difendere Anni 20 invece Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia: «Il Pd grida allo scandalo e invoca il bavaglio contro la trasmissione "Anni '20" per questo servizio sarcastico che osa criticare l'Unione Europa. A quanto pare - per la sinistra - il diritto di critica è un privilegio riservato solo a chi la pensa come loro - scrive su Facebook - Vogliono trasformarci nella Corea del Nord e la cosa più grave è che i vertici della Rai, il servizio pubblico pagato con i soldi degli italiani, piuttosto che difendere il pluralismo fanno sapere di essere pronti alla censura. Questa è la loro libertà di pensiero».

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