Alessandro Borghese: «Raddoppio in televisione, ma un parente-serpente mi ha messo nei guai»

Alessandro Borghese: «Raddoppio in televisione, ma un parente-serpente mi ha messo nei guai»
Alessandro Borghese: «Raddoppio in televisione, ma un parente-serpente mi ha messo nei guai»
di Donatella Aragozzini
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 15:07

Guai giudiziari per Alessandro Borghese, che è stato raggiunto da un avviso di garanzia, insieme alla moglie Wilma Oliverio, per false fatturazioni nell'ambito di un’inchiesta della Procura di Milano. Ma lo chef rigetta le accuse, spiegando di «esser stato fregato da un parente, uno della mia famiglia», che «ha cominciato a seguirmi come commercialista sin da quando ho fondato la società». Che ci fosse sotto qualcosa, Borghese lo aveva intuito durante il lockdown, quando ha notato un ammanco di 200 mila euro dal suo conto personale.

«Ho capito che si stava fregando i miei soldi», spiega, ma delle fatturazioni false «ero completamente all’oscuro e lo dimostrerò». In questo periodo lo chef è in video tutti i giorni, su Sky Uno e in streaming su Now Tv: dal lunedì al venerdì alle 19 conduce la seconda edizione di Alessandro Borghese Kitchen Duel, il martedì in prima serata la settima di Alessandro Borghese Quattro Ristoranti.

Come procede il “duello culinario” di Kitchen Duel?

«Molto bene, abbiamo avuto un sacco di richieste, gente che vuole sfidare la madre, il fratello, la suocera.

Il programma non è cambiato rispetto alla prima edizione, è uno spin-off di Kitchen Sound, la video-biblioteca gastronomica di Sky e Tv8, con un'ambientazione a metà tra il Far West e la box anni Venti-Trenta. Io faccio da cicerone, mentre a giudicare sono chiamati colleghi del food o critici, gente che sa di cucina, che ha il cibo nelle vene. Una giuria godereccia, insomma, che ama mangiare».

Una novità c'è: le incursioni di un personaggio-fumetto, Chef Boy.

«Sì, il mio alter ego in versione emojy, che serve a stemperare la sfida. Ci sono diverse “faccette” che si possono scaricare anche sul telefonino».

Il programma, appena cominciato, volge però già al termine. Perché così poche puntate?

«Abbiamo scelto una chiave più veloce, visto che da cinque-sei anni a questa parte c'è bisogno di programmi veloci, che non richiedano una grande soglia di attenzione. Poi diventeranno delle pillole web, come Kitchen Sound».

Nel frattempo, ieri è iniziata anche la nuova edizione di Alessandro Borghese Quattro ristoranti: è stato difficile girare nell'era del Covid?

«Abbiamo dovuto cambiare qualcosa, ma piccoli dettagli: ad esempio i quattro ristoratori a tavola sono più distanziati, non ci si scambiano i piatti e nel finale sarò io ad andare da vincitore, per non far salire gente sul furgoncino».

Nessun cambiamento nella formula?

«Uno solo, perché è un programma che funziona bene, non ha bisogno di grandi cambiamenti: c'è una nuova categoria, denominata “Special”, che cambia ogni volta: tutti e quattro gli sfidanti si confrontano su uno stesso piatto o servizio».

Quali saranno i suoi prossimi programmi?

«Riprenderò le redini di Cuochi d'Italia: dopo gli spin-off Il campionato del mondo, condotto da Bruno Barbieri, e All stars, condotto da Cristiano Tomei, abbiamo girato una nuova edizione del classico campionato, dove io tornerò al timone della nave. E ne stiamo studiando anche un altro di spin-off...».

Come vede il futuro della ristorazione?

«Di certo non torneranno i vecchi fasti, ma prima o poi passerà questo momento, per questo sto piano piano cercando di progettare nuove aperture. Però adesso la mia attività è ferma, come è giusto che sia visto che i contagi stanno crescendo in maniera esponenziale, ho tutti in cassa integrazione. Gradirei delle regole ad hoc per i vari tipi di ristorazione: vorrei una task force del governo che faccia le pulci ai ristoratori e poi dica “tu rispetti le regole e puoi lavorare, tu no e chiudi”, ma non si può fare di tutta l'erba un fascio. Anche perché io ho già speso per adeguarmi sulla base del primo decreto, non trovo corretto che debbano chiudere tutti indistintamente».

E del delivery che ne pensa?
«Io da cliente preferisco andare in un ristorante dove vedo se in cucina e in sala tutti indossano mascherina e guanti, mentre nel delivery non so se chi sta ai fornelli e chi consegna rispetta tutte le regole».

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