“Quanto basta”, amore e quotidianità: al Multiplex Teatro Fasano di Taviano lo spettacolo teatrale firmato dal regista barese Alessandro Piva

Mini tour in otto Comuni pugliesi: un atto unico che vede come protagonista la coppia di attori Lucia Zotti e Paolo Sassanelli

“Quanto basta”, amore e quotidianità: al Multiplex Teatro Fasano di Taviano lo spettacolo teatrale firmato dal regista barese Alessandro Piva
di Eraldo MARTUCCI
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Martedì 11 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:46

Il racconto della quotidianità di un’anziana coppia come tante – interpretata da Lucia Zotti e Paolo Sassanelli - diviso tra comicità e momenti di poesia, in un gioco di equilibri, è al centro di “Quanto basta”, atto unico firmato dal regista barese Alessandro Piva prodotto da Teatri di Bari e Seminal Film. Lo spettacolo, al debutto due anni fa, ritorna ora sulle scene pugliesi per otto tappe all’interno delle stagioni teatrali dei rispettivi comuni realizzate con il Teatro Pubblico Pugliese. Si parte domani alle 21 dal Multiplex Teatro Fasano di Taviano, per poi proseguire il 14 aprile al Teatro Comunale Verdi di San Severo, il 15 al Teatro Lembo di Canosa, il 16 al Teatro Comunale di Corato, il 17 al Politeama Italia di Bisceglie, il 18 al Teatro Rossini di Gioia del Colle, il 19 al Teatro Cinema Norba di Conversano e, infine, il 20 aprile al Teatro Verdi di Martina Franca. Negli appuntamenti di San Severo, Canosa e Bisceglie la compagnia incontrerà il pubblico nel foyer degli stessi teatri con inizio alle 19. Lo spettacolo in scena a Corato il 16 aprile sarà invece accessibile in Lingua dei Segni Italiana grazie ai due interpreti Lis Davide Falco e Graziana De Mola, a cura di Associazione Anilis.

La giornata di una coppia di anziani coniugi

Questa la trama. Una giornata come tante per una coppia di anziani coniugi della piccola borghesia cittadina. La moglie si appresta a cucinare una teglia di parmigiana, il marito rientra in casa con una vecchia radio scovata vicino ai cassonetti. Lei fa i conti amari con i rimpianti, mentre lui, più pacato, vive nel suo piccolo mondo. Si conoscono a memoria e si rimbeccano continuamente per qualunque banalità. 
«È la paura di perdersi che li tiene uniti e che, nel momento del pericolo – si legge nelle note - fa riemergere quell’amore infeltrito dagli anni, come un’abitudine. Tutto si svolge nella cucina dell’appartamento che condividono da sempre, e l’impianto scenografico invita a spiarli, come fossero i nostri vicini dei quali osservare le vite attraverso le finestre. Le loro vicende appartengono così al quotidiano di ciascuno, vissuto in famiglia».

Un atto unico in cui Piva alterna toni comici e surreali a momenti di malinconica poesia, grazie a un semplice, magnifico gioco teatrale, al limite tra il grottesco e il drammatico, affiorano basilari domande esistenziali che albergano nei cuori dell’umanità intera.

Un processo di riscatto personale e autoanalisi

«L’allestimento dello spettacolo è stata l’occasione per esorcizzare le piccole grandi nevrosi della vita familiare, in una presa d’atto che è diventata processo di riscatto personale e autoanalisi – scrive Piva - volevo dare una backstory alle classiche immagini di anziane coppie sedute sui balconi o sull’uscio di casa, intente a osservare lo scorrere dell’ultima parte della propria esistenza. Le discussioni che spesso nascono tra i familiari mostrano un continuo riandare al passato, in una perpetua recriminazione degli errori commessi, rivelando come la vita, tante volte, non mantenga le promesse. Noi italiani siamo spesso inclini a dare il peggio di noi con chi ci è vicino: le persone care diventano bersaglio delle insoddisfazioni accumulate in anni di apparenza borghese, tra finti sorrisi con gli estranei e sfoghi tra le mura domestiche.

Il condominio in questo rappresenta il fulcro di ogni contraddizione della sociale convivenza».

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