Piovani all'Eliseo con i disegni di Manara:
"Il mio Ulisse, migrante curioso" -Video

Nicola Piovani
Nicola Piovani
di Alvaro Moretti
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Martedì 26 Gennaio 2016, 03:22 - Ultimo aggiornamento: 08:26

Alle nostre spalle montano gli schermi: da stasera al teatro Eliseo tornano I Viaggi di Ulisse concerto di musica e parole di Nicola Piovani con i disegni di Milo Manara.

Piovani ce li mostra con orgoglio: «La Molly Bloom di Joyce disegnata da Milo è meravigliosa e guardi che sirene». Bellissime, tutte Valentine rese mitiche dal racconto più mitico. Per il premio Oscar è la storia più complessa e affascinante. Un migrante diverso, Ulisse, la minaccia per lui è nell'accoglienza di Circe, dei lotofagi («chissà che erba era quella che stordiva piacevolmente e che chiamavano loto…»), nella malìa delle sirene non nei respingimenti.

Ulisse e Schengen, maestro…
«Lui viaggiava nei paesi lontani, questi delle rotte della disperazione sono paesi vicini ormai. Come si può pensare di tenere lontano chi vive a mille chilometri da noi? È una impresa sbagliata e fallita in partenza».

Oggi le migrazioni sono diverse: poco da scoprire, un inferno certo.
«Ora gli abitanti dell'Africa inesplorata non vengono da lande misteriose, dove nelle cartine geografiche c'era scritto Hic Sunt Leones. Quando mai un contadino del Lazio poteva incontrare nei campi uno di Capo Verde, come oggi? E' scriteriato, sciocco e perdente cercare di tenere lontane queste realtà».

Perché Ulisse?
«Stando ai sondaggi è lui il secondo personaggio più conosciuto nel mondo. Dopo Gesù di Nazareth, Ulisse non ha fondato chiese, non ha adepti, non ha ufficio stampa. Io e Milo Manara raccontiamo una delle tante facce dell'uomo dal multiforme ingegno cantato da Pindemonte: la curiosità di Ulisse. Che in scena ha lo sguardo di Pasolini. Un grande Ulisse contemporaneo: un poeta che non cercava il verso perfetto, che sperimentava a rischio di sbagliare. Per noi, me e Manara, è proprio l'artista che non si adatta al consueto e va oltre il perimetro assegnato, mette in conto il naufragio. Ma anche noi possiamo essere Ulisse andando oltre la curiosità pettegola. Sono gli scienziati quelli che scoprono una verità nmuova. Einstein era Ulisse, che scopre qualcosa nella foresta degli algoritmi».

Chi sono gli Ulisse oggi?
«Margherita Hack: tutta la vita a cercare le stelle non visibili. Samatha Cristoforetti, fisicamente andata oltre i confini della terra. O Fabiola Gianotti, del Cern, una vita a cercare risposte nei neutroni e neutrini… Cito tre donne per caso, ma forse non è un caso. Sono orgoglioso di questo».

L'Odissea di Piovani è...
«Quella del libro nono: Ulisse che racconta le sue avventure. La grotta di Polifemo: i suoi trovano le vettovaglie, formaggio, capretti. Ma lui guarda oltre: vuole vedere da vicino i mitici Ciclopi e per questa sua curiosità perde sei uomini mangiati da Polifemo. Si pente, ma la curiosità del conoscere è troppo forte».

Dopo tanto cinema, il teatro nell'epoca del 2.0
«La cultura, specie quella italiana, si salva solo se esce dalla foresta delle immagini virtuali e ritrova la fisicità tipica del teatro. I supporti tecnologici cambieranno ancora come sono cambiati in questi anni, ma il teatro resterà».

Ha visto il suo sodale Roberto Benigni in Vaticano, sembrava pervaso da una luce... sacra?
«Ci sono uomini che andando avanti con l'età avvizziscono e quelli come Roberto che prendono luce. Il riguardo verso il sacro della vita, la religiosità dell'esistente è un campo che si rimuove a vent'anni, ma poi ritorna. Stoppard diceva: non pretendo di capire col mio cervello un universo che è tanto più grande del mio cervello».

Dopo il suo Oscar per La Vita è Bella, corre Ennio Morricone, paragonato a Mozart da Tarantino.
«Ennio mi ha fatto leggere la colonna sonora di The Hateful Eight: sembra scritta da uno sperimentatore di 25 anni. Non ho sentito le altre colonne in gara, ma credo che lui vincerà questo premio: glielo auguro per l'amicizia che mi lega ad Ennio, eppure per quanti premi possano dargli, non premieranno abbastanza questo musicista immenso. I premi sono una cosa bella, scatenano il pavone che è in noi, così come sentire la tua musica canticchiata. Ma gente come me e Morricone non si fa schiavizzare dal pavone che c'è in noi: il piacere vero è un teatro con cento persone che capiscono la complessità di una partitura e ne godono,. La vita è bella anche quando non è semplice».

Semplice come la pretendono i social network, il web.
«Una ricchezza enorme, questi mezzi, ma se la possibilità di comunicare con chi è distante poi non ti fa comunicare con chi ti siede vicino a pranzo, perché condividi la foto del tuo piatto, allora no. Facciamone un uso che ci somigli: non sto su Facebook, preferisco Twitter a cui affido qualche mio pensiero, le citazioni che amo».

Tra le creature di Piovani ce n'è una a cui è particolarmente legato?
«Il tema originale di Caro Diario, il mio preferito».

A proposito di ciclopi: sembra impresa ciclopica per Spalletti risollevare la sua Roma.
«Penso a Beckett, ad una scena di Aspettando Godot: gli uomini sono così, cambiano la scarpa quando spesso il problema è il piede… Così nel calcio si fa con gli allenatori. Comunque sì, l'impresa che attende Spalletti è ciclopica».

E Roma, la sua città?
«Non sono ottimista, sa. Non so se ne uscirà da questa situazione così brutta».

Ci vorrebbe un Ulisse, con lo sguardo oltre.

A trovarlo.

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