Al Massimo di Palermo gonfaloni con i volti delle vittime di mafia: «I vespri siciliani» visti da Emma Dante

I gonfaloni con i volti delle vittime di mafia ne "I vespri siciliani" al Teatro Massimo (foto Rosellina Garbo)
I gonfaloni con i volti delle vittime di mafia ne "I vespri siciliani" al Teatro Massimo (foto Rosellina Garbo)
di Totò Rizzo
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Martedì 18 Gennaio 2022, 23:19 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 09:02

Un’opera lirica ambientata nella sua Palermo. Per Emma Dante è stato come andare a nozze. Solo che l’impresa è di quelle da far tremare le vene dei polsi. Ma tant’è, la regista non è nuova all’ardimento e così giovedì 20 gennaio la stagione lirica del Teatro Massimo si inaugura con “I vespri siciliani” di Giuseppe Verdi nell’edizione francese in cinque atti (“Les vêpres siciliennes”) che debuttò all’Opéra di Parigi nel 1855 e che la fondazione lirica palermitana propone adesso sul palcoscenico cittadino per la prima volta proprio nella versione originale

Praticamente un kolossal, che per corretta definizione nel linguaggio del teatro musicale è un “grand-opéra”, o come azzarda oggi la regista “una violenta soap-opera”: perché dentro c’è di tutto, dalla terra oppressa dall’invasore all’amore, dalla rivelazione di un figlio mai conosciuto al tradimento, dalla ragione politica alla rivolta popolare, dal rapimento di spose alle mancate nozze, fino al carcere.

Quattro ore e venti di spettacolo (inizio alle 19 anche in diretta streaming sia su ARTE.it che sulla web tv del teatro, www.teatromassimo.it).

Una così varia folla di temi ha ispirato la regista che ovviamente riflette la Palermo di oggi in quella musicata da Verdi a metà ’800, a sua volta ispirata dalla cruenta ribellione dei siciliani del 1282 contro gli Angioini, i Vespri siciliani, per l’appunto. Gli oppressori per la Dante sono i mafiosi che tengono sotto scacco un popolo e non per nulla titolo e allestimento cadono nel trentennale delle stragi di mafia del 1992 (quelle in cui vennero uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli uomini delle loro scorte), anniversario al quale la fondazione lirica dedica buona parte del cartellone anche con proposte inedite. E così, su una scena che si apre su Piazza Pretoria e si chiude, alla fine dell’opera, sulla stessa scalinata del Massimo (firmate da Carmine Maringola, costumi di Vanessa Sannino) si vedranno sfilare gonfaloni con i volti delle vittime di Cosa Nostra, dagli stessi Falcone e Borsellino a Francesca Morvillo, da Peppino Impastato ad Emanuela Loi), e ci saranno riferimenti ai “pupi” della tradizione, alla criminalità contemporanea con arredi tra “Gomorra” e Casamonica-style e killer in felpa e cappuccio tra bidoni di rifiuti tossici, a icone sacre di Santa Rosalia e navi che arrivano per dar man forte ai rivoltosi. Perché quell’ «oh tu Palermo, terra adorata, alza la fronte oltraggiata, il tuo ripiglia primier splendor», cantata da Giovanni da Procida che incita alla ribellione, risuoni più contemporanea che mai.

«Una metafora della reazione della società civile che a Palermo trent’anni fa, inorridita dalla violenza mafiosa, scese in piazza per ribellarsi – puntualizza Marco Betta, nuovo sovrintendente del Massimo dopo che Francesco Giambrone s’è insediato all’Opera di Roma -. E che portò anche alla riapertura di questo teatro che era rimasto vergognosamente chiuso, per lavori che sarebbero dovuti durare alcuni mesi, per ben 23 anni».

Sul podio dei “Vespri” ci sarà Omer Meir Wellber, direttore musicale del Massimo. Impresa ardua anche la sua visto scegliendo la versione originale ha reintrodotto, riorchestrandone alcune, le danze (che tanto piacevano al pubblico francese di metà Ottocento) eliminate invece nell’edizione italiana (coreografie di Manuela Lo Sicco). Un’intesa forte, quella del maestro israeliano, con Emma Dante cominciata quando Wellber era assistente alla Scala di Daniel Barenboim che nel 2009 volle insieme all’allora sovrintendente Stephane Lissner il debutto della regista palermitana nell’opera lirica con “Carmen”.

“Les vêpres siciliennes” sarà replicato fino al 26 gennaio. Sigla la megaproduzione una "grande alleanza" tra Massimo palermitano, Teatro Comunale di Bologna, San Carlo di Napoli e Teatro Real di Madrid. Nel cast delle voci Selene Zanetti, Leonardo Caimi, Mattia Oliveri, Carlotta Vichi e, guest star soltanto per la sera del debutto, il basso uruguaiano Erwin Schrott nei panni di Giovanni da Procida.

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