La Taranta pizzica anche Jovanotti

La Taranta pizzica anche Jovanotti
di Alessandra LUPO
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Sabato 29 Agosto 2020, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 02:54
«Mi devo muovere, sento un formicolio. Mi devo muovere, trovare il posto mio». Il tono ieratico irrompe nel silenzio e svela l'ospite a sorpresa, in realtà un cammeo, durante il concertone della Notte della Taranta trasmesso su Rai2 ieri sera: Lorenzo Jovanotti.
L'artista compare nell'oscurità e sembra cercare le parole direttamente nel buio della notte.

Una sorpresa nella scaletta del concerto, che si è aperto con la voce essenziale della Simpatichina, all'anagrafe Niceta Petrachi, una delle ultime testimoni della tradizione popolare salentina, scomparsa due anni fa. Una voce capace di catapultare il pubblico direttamente nelle calde sere d'estate di 50 come di 100 anni fa, quando il canto alleviava fatiche e dolori di una società fondamentalmente contadina. Quannu te llai la facce la matina - brano così intenso da figurare persino nel repertorio del tenore Tito Schipa - apre così le danze, che proseguono con la Taranta di Lizzano interpretata da Antonio Amato, Salvatore Cavallo Galeanda e Giancarlo Paglialunga. Il brano aveva già ammaliato il pubblico della sfilata di Dior al Duomo di Lecce lo scorso 21 luglio e sul palco del concertone torna con la coreografia di Sharon Eyal, potente e ipnotica. Ora tocca alle voci femminili: Enza Pagliara, Stefania Morciano, Consuelo Alfieri, Alessandra Caiulo si inseguono negli alti di Tamburieddhu miu.
Il primo super ospite in scaletta è Diodato. E già dalle prove era chiaro che Beddha ci dormi gli calza a pennello.
Kalinitta, dichiarazione d'amore al ventre griko del Salento, brano che un tempo chiudeva il concertone mettendo insieme tutte le voci sul palco nelle nenia finale, questa volta riacquista la sua centralità. Le voci sono possenti, l'incedere audace: Antonio Amato, Consuelo Alfieri, Stefania Morciano e Salvatore Cavallo Galeanda. Ma è solo un assaggio, poco dopo arriva Ferma Zitella, tra i brani più iconici del repertorio della pizzica, il cui duetto uomo-donna è affidato alla voce di Consuelo Alfieri e Alessandra Caiulo. Dopo Secuta Secuta arriva "Mi devo muovere", in cui fa capolino Jovanotti. Una sorta di scioglilingua in cui gli fa decoro l'orchestra, seguito dalla voce degli Ucci, storici cantori. Poi tocca a Cent'anni sale, brano che dispiega tutta la forza vocale di Giancarlo Paglialunga e che vede sul palco anche Enza Pagliara, Stefania Morciano, Antonio Amato. Mentre tra un brano e l'altro la voce di Rubini guida, suggerisce, suggestiona.
Il corpo di ballo della Taranta fa il suo ingresso sulle note di Pizzica, con le coreografie registrate su scorci naturali di impatto, ad Alberobello, Trani, Taranto e Gallipoli. L'hastag della serata d'altronde non è solo #taranta23 ma anche #WeAreinPuglia.
Tocca a Mahmood, col suo canto arabo Sabri aleel e a stretto giro alla superstar della serata, Gianna Nannini, che torna alla Taranta dopo 16 anni con Fimmente Fimmene, canzone a ragione inserita nella tradizione dei canti di lavoro sociali, vista la sottesa denuncia alle condizioni femminili nei campi.
Tarantaè, scritta dal direttore artistico Daniele Durante, storico fondatore del Canzoniere grecanico, è un abbraccio al pubblico quest'anno presente solo al di là degli schermi. Il crescendo, come se fossero flutti veri, arriva con Lu rusciu de lu mare che fonde le voci dell'orchestra in un unico suono. Ma è Carpe noctem, composizione originale del maestro concertatore Paolo Buonvino, sintesi perfetta di presenza e assenza, passionalità e grazia, a chiudere il concertone di un anno attraversato da incertezze. Un anno di scenari inattesi ma che non hanno comunque scoraggiato il ragno nella sua danza.
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