​Speravo de morì prima, arriva la serie su Totti. Pietro Castellitto: «Una storia d’amore e un campo minato»

Speravo de morì prima, arriva la serie su Totti. Pietro Castellitto: «Una storia d amore e un campo minato»
​Speravo de morì prima, arriva la serie su Totti. Pietro Castellitto: «Una storia d’amore e un campo minato»
di Eva Carducci
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Lunedì 15 Marzo 2021, 18:43 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 17:14

«Il vero nemico di Totti era il tempo, non Spalletti». Racconta così il suo interprete, Pietro Castellitto, che già nella prima clip di lancio della serie scherza con Francesco Totti: «Io sono mancino, ti posso interpretare lo stesso?». La somiglianza fisica (seppure in parte sia stata ricercata) non è centrale in Speravo de morì prima, trasposizione televisiva della vita del Capitano tratta anche dall’autobiografia dell’ex numero 10 della A.S. Roma ( Un capitano - di Francesco Totti e Paolo Condò).

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Lo stadio Olimpico è vuoto, ma pieno d’amore per Francesco Totti durante la conferenza stampa di lancio della serie Sky. Nel primo giorno di zona rossa nel Lazio, il cast, distanziato e sferzato dalla tramontana, è in collegamento ai piedi della Curva Sud, con i giornalisti che seguono da casa via Zoom. In quest’ambito arriva anche il video messaggio di Francesco Totti: «Vorrei ringraziare Pietro Castellitto, perché ha un ruolo particolare e difficile. Ha cercato in tutto e per tutto di farmi uscire come sono realmente. Ho visto degli aspetti, nella sua interpretazione, che non conoscevo del mio carattere. Questa serie va vista perché è simpatica e emozionante» e spezzando il tono solenne: «La rifamo?» una frase che da sola riesce a descrivere l’umorismo contagioso, e tipicamente romano, di Francesco Totti.

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Cresciuto con il poster dell’ex numero 10 in camera, Pietro Castellitto risponde così ai complimenti: «La sfida era questa, creare una maschera che lo evocasse ma al tempo stesso lo stupisse. Il cinema è evocazione, non imitazione. Ho passato la maggior parte della mia vita su queste seggioline blu, quelle della curva sud dell’Olimpico, ma non lo avevo mai conosciuto di persona. Ero piccolo e guardavo Totti che era uomo, è stato uno scherzo del destino interpretarlo, come lo è stato trovare il mio diario, che non leggevo da quindici anni. Ce l’ho qui, a nove anni scrivevo di Totti così: Unico sublime capitano della Roma, è qualcosa che l’umanità non riuscirebbe a costruire. Il calcio non è calcio se Totti non c’è. Uno dei migliori sillogismi della logica occidentale. Per giocare così bene a pallone devi essere intelligente, devi elaborare dati velocemente. Ho scoperto un Totti loquace, che teneva banco, consapevole del suo ruolo, del mito che poteva rappresentare per un ragazzo cresciuto con le sue gesta sul campo, e il suo poster in camera. Se ci sono le premesse per divertirsi si diverte con te, senza alcun complesso. Da piccolo spesso allontanavo la paura della morte con Totti. Il tema principale di questa serie è la fine, e tutti si possono identificare con questo concetto. Tutti i tifosi si potranno riconoscete in Totti, che ci viene in aiuto per sua natura come archetipo. Una rete di salvataggio».

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Per Nicola Maccanico, executive vp area programming di Sky, non era semplice portare la vita di Totti sullo schermo: «Abbiamo scelto di raccontare una parte della sua vita, quella in cui emerge maggiormente il lato umano di Francesco Totti. Lo abbiamo fatto con un tono più pop e leggero, senza mancare di rispetto a un momento difficile della vita di un campione, e soprattutto di un uomo. A tutti gli effetti però questa tipologia di narrazione fa la differenza rispetto al resto».

«Nessuna scena che non abbiamo potuto girare per colpa della pandemia, abbiamo sempre scelto spazi grandi e evitato gli assembramenti» conferma in conferenza il regista della serie Luca Ribuoli.

«Che cosa potevamo raccontare di Totti dopo tutti i racconti di cronaca, i racconti personali del Capitano, e quelli raccontati nel documentario di Alex Infascelli? Quella che giustamente hai definito non come una faida, ma come una storia d’amore fra due persone che si sono volute tanto bene, e che si sono dati tanto. Ma come tutte le storie d’amore finisci per avere grandi scontri» racconta Marco Rossetti, che nella serie interpreta Daniele De Rossi, durante le video interviste realizzate per il lancio della serie.

 

Quella grande storia è quella fra Francesco Totti e il Mister Luciano Spalletti, uno dei fautori del suo grande ritorno in campo per il Mondiale del 2006, a quattro mesi da un grave infortunio, e quello che, al ritorno alla A.S.

Roma, ha aiutato il tempo, il più grande nemico di Totti, a far sì che lasciasse il campo da gioco. 

Vero antagonista della storia, interpretato da Gian Marco Tognazzi: «L’ho sempre considerata come una storia d’amore, l’ho vissuta anche io così. Un amore reciproco e corrisposto che ha trovato poi un disagio, condito da malintesi e ingenuità reciproche». Concorda con lui anche Greta Scarano, che nella serie interpreta Ilary Blasi: «È come se mi dicessero al massimo della tua carriera devi smettere. Non deve essere stato facile per nessuno vivere quel momento».  

Speravo de morì prima arriva su Sky e NOW TV dal 19 marzo con sei episodi, con Pietro Castellitto, Greta Scarano, Gian Marco Tognazzi, Monica Guerritore, Giorgio Colangeli e il regista Luca Ribuoli, è una serie Sky Original prodotta da Mario Gianani per Wildside, del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment di Virginia Valsecchi, The New Life Company e Fremantle.

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