Simone Liberati in “Chiamami ancora amore”, la serie tv su Rai Uno: «Svelo il tormento di dirsi addio»

Simone Liberati: «Una indagine senza filtri sulla coppia in crisi. Amo il mio personaggio, ma spero di non essere come lui». La serie tv Rai1 "Chiamami Ancora Amore"
Simone Liberati: «Una indagine senza filtri sulla coppia in crisi. Amo il mio personaggio, ma spero di non essere come lui». La serie tv Rai1 "Chiamami Ancora Amore"
di Michela Greco
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Lunedì 26 Aprile 2021, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 16:48

La prima ispirazione è stata Kramer contro Kramer, l'ultima - in ordine di tempo, se non altro – Marriage Story. Il talentuoso sceneggiatore Giacomo Bendotti ha pensato a questi esempi di grande cinema mentre scriveva Chiamami ancora amore, ma soprattutto a certi pensieri quasi inconfessabili che si nascondono nelle pieghe delle relazioni familiari.

A quelle zone d'ombra che è più comodo aggirare nella vita, figuriamoci in un racconto mainstream. Invece in questa serie tv in tre serate su Rai 1 dal 3 maggio (i primi due episodi sono in anteprima su RaiPlay da oggi), lo sguardo sulla distruzione del matrimonio di Anna (Greta Scarano) ed Enrico (Simone Liberati) mette in campo temi delicati come l'aborto e la maternità sofferta e affronta la complessità senza sconti. Come Non mentire, anch'essa diretta da Gianluca Maria Tavarelli e interpretata da Greta Scarano, Chiamami ancora amore non è un racconto consolatorio.

Simone Liberati, in queste settimane impegnato sul set della serie A casa tutti bene di Gabriele Muccino, dà al suo Enrico la verità palpitante di un uomo confuso e arrabbiato alle prese con lo sgretolarsi della famiglia. "Ho amato la pasta di questo personaggio coinvolto in modo così forte in un'esperienza relazionale in cui bisogna rendere conto all'altro di errori commessi e torti ricevuti", dice.

Come si è avvicinato a lui, che da compagno innamorato diventa nemico della moglie?

La lettura della sceneggiatura è stata un approccio folgorante alla storia, ne sono stato travolto come da un romanzo, mi interrogava, mi metteva in discussione.

Pur non avendo quell'esperienza diretta, riconoscevo certe dinamiche familiari. Provare le scene con Gianluca, poi, è stato molto intenso, ed è stata geniale l'intuizione di scegliere Greta Scarano: è giustissima per il personaggio. Siamo stati sempre in sintonia sul come dare vita alle storie delicate e profonde di queste persone.

C'è qualcosa di questa storia che le è rimasto dentro?

Mi hanno fatto male le ripercussioni del tempo sulla vita di Anna ed Enrico. Mi ha fatto male pensarli così spensierati all'inizio e poi vedere la loro guerra, la loro capacità di umiliarsi. Mi fa male la consapevolezza che tutto ciò sia inevitabile, che faccia parte dell'esperienza dell'amore. Ho sperato di non fare mai come lui.

È ancora in tempo...

Da quando avevo sei anni penso "non farò mai quello che ho visto fare a certi adulti, non farei mai le cose che ho sempre detestato" ma probabilmente, senza accorgermene, sono caduto e cadrò anch'io nel trappolone. La verità è che la vita degli adulti è difficile.

Ha ancora il sogno della regia?

Lo avevo da bambino, poi ho capito che volevo semplicemente raccontare storie. Ho avuto la possibilità di farlo da attore e l'ambizione della regia, per ora, è sospesa, ma mi piacerebbe scrivere storie per il cinema.

E per il prossimo futuro, che progetti ci sono?

Sono malato di scaramanzia, quindi non solo preferisco non dirli, ma addirittura non pensarli.

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