Il Collegio, il prof Maggi: «Io in cattedra con i ragazzi in un lockdown del 1992»

Il Collegio, il prof Maggi: «Io in cattedra con i ragazzi in un lockdown del 1992»
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Mercoledì 28 Ottobre 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 09:08

Era uno dei programmi più attesi da giovani e giovanissimi e finalmente, ieri, è tornato: Il collegio, il docureality di Banijay Italia diventato ormai un cult, nella quinta edizione in onda ogni martedì alle 21.20 su Rai2 catapulta i telespettatori nel 1992, anno in cui molti dei loro genitori frequentavano la scuola.


Professor Maggi, che anno è il 1992?
«È un anno di grandi aperture: era caduto il muro di Berlino da qualche anno, è il momento del crossover, c'è una prospettiva di grande libertà. Ma i collegiali sono arrivati dopo essere stati chiusi in casa per il lockdown, con una carica davvero unica, inedita, e in ogni puntata ci saranno scintille».


In pratica sono passati da un lockdown all'altro.
«Sì, sono entrati in collegio e non sono più usciti. Anche gli altri anni, ma stavolta a maggior ragione, perché c'erano delle norme molto rigorose da seguire per evitare contagi».


Però voi professori avete un approccio diverso, rispetto alle passate edizioni.
«Sicuramente siamo più moderni e un po' più elastici, però manteniamo il rigore e perciò abbiamo avuto il nostro da fare».


Lei è insegnante anche nella vita reale, cosa ne pensa del ritorno a scuola nell'era del Covid?
«Dovevamo tornare e mi auguro che si faccia di tutto per tenerla aperta perché i ragazzi hanno bisogno della dimensione sociale della scuola, per imparare i comportamenti civici e instaurare i rapporti sociali».


Come valuta la didattica a distanza?
«È sicuramente preziosissima per supplire ma non può essere sostitutiva perché non è inclusiva, ha escluso i ragazzi con bisogni speciali e sicuramente ha favorito la dispersione scolastica.

Però penso anche all'importanza che ha per gli studenti ospedalizzati: io ad esempio già la utilizzavo perché ne ho uno che sta seguendo delle terapie molto delicate, per casi come questo è preziosissima».


Secondo lei la scuola è un ambiente sicuro?
«I ragazzi hanno capito che le mascherine sono un obbligo, nella mia scuola ad esempio hanno imparato la regola che possono essere tenute abbassate laddove è possibile il distanziamento di sicurezza, mentre devono essere indossate quando non è possibile. Mi sento di dire che a scuola la sicurezza, se non è totale, lo è quasi. Il problema è quando i ragazzi escono, quando salgono su un pulmino, un autobus, una corriera, dove sono stipati come sardine: lì bisogna solo sperare nella responsabilità di tutti, ma fidarsi è bene, non fidarsi è meglio».
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