La rabbia di Anastasio: «A Sanremo con un brano che parla di me. Le parole sono l'arma più potente che ho»

La rabbia di Anastasio: «A Sanremo con un brano che parla di me» foto di Gabriele Grecis
La rabbia di Anastasio: «A Sanremo con un brano che parla di me» foto di Gabriele Grecis
di Rita Vecchio
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Lunedì 27 Gennaio 2020, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 08:58

Scopre il rap negli anni del liceo classico. I primi brani su YouTube e la partecipazione a X Factor 2018, che vince. Marco Anastasio, 22enne di Meta di Sorrento in arte Anastasio (e prima ancora solo “Nasta”) è in gara al Festival con Rosso di rabbia: il testo è suo, le musiche di Marco Azara, Luciano Serventi e Stefano Tartaglini, la produzione di Danny the Cool&Stabber.

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Sarà contenuta in Atto zero l’album in uscita il 7 febbraio che viaggia tra metafore, voli pindarici, realtà e fiction, canzone e poesia, riflessioni esistenziali, attraversando le varie vesti del personaggio principale, il “sabotatore”. Ad anticiparlo, Il fattaccio del Vicolo del Moro dal monologo del 1911 (Er fattaccio) del poeta romano Amerigo Giuliani, interpretato anche da Gigi Proietti. Iscritto ad Agraria, se gli si chiede cosa sta leggendo, lui risponde timidamente: «La moneta vivente di Klossowski, ma è una lettura quasi impossibile»

Lettura scaccia chiodo al pensiero del Festival? 
«Non sento pressione (almeno fino a poco prima di salire sul palco). Chiuderò la mente e penserò a cantare»

All’Ariston c’è già stato. 
«L’anno scorso con il singolo Correre, dopo il monologo di Claudio Bisio. Non ero in gara, ma quel teatro mi fece effetto. Non ho mai seguito tanto Sanremo, anche se negli ultimi due anni si è dato una bella svecchiata».

Il brano è Rosso di rabbia.
«Parla della rabbia sprecata, della frustrazione di chi ha preparato un grande colpo ma che non riesce a esplodere. Parla di me, ma non solo. Dove le parole sono la mia unica arma, la più potente che ho. Le parole stimolano». 

Da cosa è stimolato? 
«Dalla follia, dai pazzi, dalla rottura del linguaggio. Follia è libertà, i pazzi parlano come invasati. Come dovrebbe fare l’artista. Il pazzo dimentica. E che lusso dimenticare».

Libertà è anche schierarsi contro la polemica dei testi violenti? 
«La provocazione nel rap c’è sempre stata. Nel brano Fuoco interpretavo un piromane, ad esempio. Non si può istituire un tribunale: la censura è sbagliata a prescindere».

Le hanno dato del fascista per dei like sui social. 
«Mi hanno buttato addosso della accuse infamanti a cui ho già risposto. Non mi sento di destra. È sufficiente ascoltare un po’ di mie canzoni per capire che non è così». 

Perché Atto Zero? 
«Non è un concept, ma alcune tracce sono collegate dall’”atto”, momento unico e non replicabile. E partono dalla figura del “sabotatore”». 

Duetterà con PFM.
«Un privilegio incredibile. Faremo Spalle al muro di Renato Zero, una canzone dalla tematica forte e possibile da rappare». 

Si dice che Sanremo è Sanremo.
«Dicono bene. Comunque andrà, sarà per me un lusso».
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