Il Salento nel Novecento, il libro che racconta la nostra storia in vendita con Nuovo Quotidiano di Puglia

L'iniziativa per Brindisi, Lecce e Taranto

Il Salento nel Novecento, il libro che racconta la nostra storia in vendita con Nuovo Quotidiano di Puglia
di Leda CESARI
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Giovedì 23 Giugno 2022, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 16:27

Un secolo breve, ma per fortuna non così breve da impedire a un manipolo di uomini di buona volontà di comprendere la necessità di serbare cospicue tracce di quella storia così accelerata per certe plaghe d'Italia, e così a rilento invece in altre. Quando anche il tempo, insomma, va a due velocità, aggiungendo la doverosa precisazione che tra i luoghi in cui la clessidra liberava la sua sabbia con indolente lentezza, fino appunto all'irrompere di quel corto circuito improvviso e liberatorio, c'era anche il Salento: non meglio precisato punto geografico, fino a quel rompere di argini, dove quel camminare al ralenti della Storia è stato al contempo condanna e fortuna.

Una storia documentata con grande accuratezza fotografica, ma non solo, nel volume in edicola da domani a Lecce, Brindisi e Taranto, insieme con Nuovo Quotidiano di Puglia: Edizioni Grifo, titolo Il Salento nel Novecento - Come eravamo attraverso le immagini di ieri, prezzo 9,80 euro più il costo del giornale. Un viaggio nel secolo breve - ma affrontato da angolazione tutta salentina - che si avvale di una selezione di circa 500 scatti a presentazione di un Salento inedito, e ai più sconosciuto, ottenuti dal fotografo Giuseppe Palumbo, il cui immenso archivio di immagini costituisce un patrimonio unico e inestimabile della storia locale raccontata con gli occhi e per gli occhi. Introducono il ricchissimo giacimento fotografico due scritti, il primo dello scrittore Antonio Resta, che racconta con le sue parole come, a partire da metà Novecento, vi sia stata poi un'accelerazione vorticosa di quel tempo locale fino a quel momento lentissimo, ripercorrendo gli aspetti e le vicende che hanno infine immesso il Salento nel mondo moderno, staccandolo da consuetudini e mentalità quasi millenarie.

Il secondo testo è invece opera dello stesso fotografo, che nel suo excursus di nero su bianco illustra le origini, la struttura e l'evoluzione del suo formidabile archivio, nonché motivazioni e circostanze che lo hanno portato a dedicare gran parte del suo tempo all'opera intrapresa, nella consapevolezza che sarebbe appunto servita a fissare per sempre la memoria di persone, luoghi e situazioni che già ad inizio Novecento si avviavano a definitiva scomparsa.

Piazza Sant'Oronzo nel 1937, il piroscafo Rodi ormeggiato nel porto di Brindisi, il Fonte pliniano a Manduria e uno scorcio di via Umberto I a Grottaglie, la Focara di Novoli nel 1936 e un gruppo di coloni imbacuccati in abiti di lutto, un'immagine pittoresca di corso Garibaldi a Taranto nel 1923 e spigolatrici salentine all'opera nel 1909, nonché un'irriconoscibile via Augusto Imperatore fatta di signorili palazzi leccesi nel 1928: perché se la ricchezza era la terra, come spiega il direttore del Museo Castromediano di Lecce Luigi De Luca nella sua presentazione al volume, in realtà il Salento non è stato una terra di soli contadini, pescatori e artigiani, e tuttavia tale è l'aspetto quasi esclusivo che si manifesta nelle foto di Palumbo. Le contraddizioni insomma sono sempre dietro l'angolo, quando si parla di Sud. E però senza di esse, oggi, non avremmo tutto questo da scrivere, da raccontare, da leggere, con un sorriso a metà strada tra il sollievo di esserne ormai lontani anni luce e una dolorosa nostalgia.

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