Mattia Briga su Leggo: «La Marcetta popolare»

Mattia Briga su Leggo: «La Marcetta popolare»
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Venerdì 10 Luglio 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 12:10
Non mi è mai piaciuto molto guidare, soprattutto per lunghi tragitti. Mi devo concentrare tantissimo e a volte mi si addormenta il piede. Fondamentalmente mi annoia. Un giorno però decisi di andare in Austria con la mia macchina insieme ad altri due amici.
Andrea, che ha sempre amato guidare, si fece tutto il viaggio d'andata senza batter ciglio, cosicché il giorno del rientro in Italia mi proposi io. Partimmo di notte per guadagnare qualche ora, con l'intento di fermarci a dormire all'alba in un affittacamere verso Bolzano. Con grande orgoglio superai le insidie del Passo del Brennero e giunsi al cartello che segnalava l'entrata a Bozen.
In macchina c'erano bottiglie di thè, cartacce, settimane enigmistiche, ciondoli appesi allo specchietto retrovisore. Sembrava la macchina di Pasquale Ametrano che torna in Italia dalla Germania in Bianco, Rosso e Verdone, con Marcetta Popolare di Ennio Morricone in sottofondo. Tutto l'opposto rispetto al metodico ordine austriaco o all'impeccabile precisione altoatesina. Ad un certo punto, però, ebbi come una sensazione che qualcosa non andasse. Una pattuglia della stradale con la scritta Polizia/Polizei si affianca e mi spaletta: «Buongiorno, ma cosa fa?». «Nulla, veniamo dall'Austria e torniamo a Roma». «Ok, ma non si è accorto che ha imboccato il casello contromano».
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