Niccolò Fabi pronto per l'estate: il 23 luglio il live a Lecce

Niccolò Fabi pronto per l'estate: il 23 luglio il live a Lecce
di Ilaria MARINACI
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Venerdì 20 Maggio 2016, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 13:24

«È successo. Un disco di mie canzoni è il disco più acquistato in Italia, in questi casi si dice primo in classifica, per la prima volta in venti anni di onorata carriera». Così Niccolò Fabi commentava, qualche settimana fa, sulla sua pagina Facebook la notizia che il suo ultimo album, “Una somma di piccole cose”, uscito per Universal Music lo scorso 22 aprile, era balzato subito in testa alla top ten. 
Dopo la sua partecipazione al Controconcertone del Primo Maggio a Taranto, mercoledì scorso, è partito ufficialmente da Arezzo il tour live che lo porterà in giro per l’Italia per tutta l’estate e all’Anfiteatro Romano di Lecce, in un concerto organizzato in collaborazione con TTEvents, il prossimo 23 luglio (biglietti ancora disponibili su Bookingshow.it e al negozio Youm in Piazza Mazzini). 

Anche dal tour sono arrivate per lui ottime notizie, visto che, ad oggi, sono già sold out le date di Roma, Milano, Bologna, Torino e Verona. In questi nuovi live è accompagnato sul palco dal giovane cantautore Alberto Bianco e dalla sua band, composta dai musicisti polistrumentisti Damir Nefat, Filippo Cornaglia e Matteo Giai. Sempre attento, inoltre, al panorama musicale emergente, il cantautore romano ha deciso di coinvolgere come opening del suo tour – che in questo mese di maggio toccherà i teatri, mentre da giugno le arene – due artisti: lo scozzese Fraser Anderson e il giovane musicista romano Wrongonyou (pseudonimo di Marco Zitelli, classe 1990) che aprirà anche la data di Lecce.

Un successo meritato, questo di Fabi, per un artista dalla lunga gavetta, che ha lavorato e faticato molto per imporsi al pubblico con il suo linguaggio, senza scendere a compromessi commerciali. Un timbro di voce ormai riconoscibile, una poetica fatta di intensità emotiva condita con una buona dose di autoironia e un atteggiamento schivo e riservato da antidivo hanno fatto di Fabi uno dei cantautori più apprezzati della sua generazione. La generazione, soprattutto, dei romani, di Daniele Silvestri, Max Gazzè, Alex Britti e via dicendo. Un tempo si sarebbe chiamata la “scuola” romana. Ed, in effetti, ognuno a suo modo ha fatto scuola a cavallo di un nuovo millennio che ha visto la musica digitalizzarsi e smaterializzarsi. Colleghi sul palco e amici nella vita, Fabi, Silvestri e Gazzè hanno deciso, due anni fa, che era arrivato il momento di realizzare un progetto discografico insieme. È nato così, “Il padrone della festa”, un album scritto e suonato a sei mani, premiato da un grandissimo successo di vendite e da concerti sempre da tutto esaurito. 

Dopo questa bella esperienza condivisa, Fabi si è voluto dedicare a un disco «fatto – scriveva in quel post – da un uomo in solitudine, in un salotto di una casa di campagna, davanti a una finestra, con un computer, una scheda audio Apollo, due microfoni e quattro strumenti». Ha del prodigioso che un simile lavoro sia arrivato subito primo in classifica. 

Sulla scia dei suoi ascolti musicali quotidiani, in particolare del cantautorato folk statunitense, Fabi ha composto le nove canzoni, incluse nell’album, che è il risultato di un’analisi molto lucida, a tratti spietata, di alcune dinamiche emotive, personali e collettive. Basta scorrere i titoli della tracklist del disco per farsene un’idea: “Una somma di piccole cose”, “Ha perso la città”, “Facciamo finta”, “Filosofia Agricola”, “Non vale più”, “Una mano sugli occhi”, “Le cose non si mettono bene”, “Le chiavi di casa” e “Vince chi molla”. Un lavoro, insomma, denso di contenuti, riflessivo e mai banale, in perfetto stile Fabi. 
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