«Donne contro? Non serve. Impariamo a fare gruppo»

«Donne contro? Non serve. Impariamo a fare gruppo»
di Vincenzo MAGGIORE
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Marzo 2023, 05:00

Due sorelle gemelle in contrasto tra loro, come due pianeti opposti nello stesso emisfero emotivo. Sono Nancy Brilli e Chiara Noschese, protagoniste questa sera sul palco del Teatro Kennedy di Fasano di “Manola” (testo di Margaret Mazzantini e regia di Leo Muscato). 

Anemone, sensuale e irriverente, aderisce ad ogni dettaglio della vita con vigoroso entusiasmo. Il suo opposto, Ortensia, è uccello notturno, irsuta e rabbiosa creatura in cerca di una perenne rivincita. Per un gioco scenico, si rivolgono alla stessa terapeuta dell’occulto e svuotano il serbatoio di un amore solido come l’odio. Ed è come carburante che si incendia provocando fiamme teatrali ustionanti, sotto una grandinata di risate. In realtà la Manola del titolo, perennemente invocata dalle due sorelle, interlocutore mitico e invisibile, non è altro che la quarta parete teatrale sfondata dal fiume di parole che Anemone e Ortensia rivolgono alla loro squinternata coscienza attraverso un girotondo di specchi, evocazioni, malintesi, rivalse canzonatorie. Una maratona impudica e commovente, che svela l’intimità femminile in tutte le sue scaglie.
Nancy Brilli torna così a interpretare Anemone dopo 26 anni dalla prima volta in cui divideva il palco proprio con Margaret Mazzantini, diretta dal marito Sergio Castellitto. Ora, con Chiara Noschese, porta in scena una commedia rinnovata.

Nancy Brilli, quali sono le differenze rispetto alla prima versione?

«In primo luogo, cambiano le interpreti, sono passati parecchi anni. Ciò che era vero con due ragazze in scena nella prima versione, assume significati diversi oggi grazie a due donne. Inoltre, la Mazzantini ha modificato qualcosa rispetto alla versione originale. In generale, è come se fosse un compendio di situazioni contemporanee».

Come si sviluppa il dialogo tra Anemone e Ortensia?

«Tutto si gioca attraverso monologhi interrotti vicendevolmente. L’escamotage consiste nel parlare con Manola. Chi sia in realtà Manola non viene specificato. È una figura immateriale a cui le due donne si rivolgono per invocare attenzione e comprensione.

Ovviamente, ognuna mette in primo piano la sua versione dei fatti. Lo definirei uno spettacolo da un lato esilarante, dall’altro commovente. Direi che per due attrici è il massimo perché consente di toccare tante corde emozionali e tutte le sfumature interpretative possibili».

È uno spettacolo “al femminile”. C’è un messaggio che gli uomini dovrebbero cogliere?

«Mi piace più pensare a ciò che vorrei cogliessero le donne. Un messaggio su tutti: continuare a essere a una contro l’altra, non serve a nulla. Bisogna imparare a fare gruppo».

Si è espressa spesso sulle difficoltà legate al periodo della pandemia. Quali sono gli strascichi per il mondo dello spettacolo?

«Lo scorso anno abbiamo dovuto fare un atto di coraggio quando la gente aveva paura di andare a teatro oppure, continuando ad ammalarsi, era impossibilitata a assistere ai vari appuntamenti teatrali. Nel caso specifico di Manola, mi sento di dire che il nostro produttore è stato lungimirante a mettere in scena uno spettacolo vero e proprio in un momento in cui a prevalere erano le letture solitarie. Ora sembra tornato il sereno, però si sono perse moltissime professionalità. Molti tecnici hanno cambiato mestiere perché per due anni il supporto nei confronti di determinate categorie è stato praticamente nullo».

Ha alle spalle una carriera lunghissima e variegata. Tra cinema, televisione e teatro quale dimensione predilige?

«Cinema e televisione mi hanno dato tanto, sono felicissima di tutto quello che ho fatto. Il teatro rimane il più “fedele”. Ciò che puoi dare, ti viene sempre restituito».

C’è qualcosa in cui le piacerebbe cimentarsi?

«Le idee, per fortuna, non mancano. Di certo, una regia e un altro film scritto con una collega sceneggiatrice sono tra i progetti più avvincenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA