SoundReef, parla il fondatore: “No al monopolio Siae, il mercato sia davvero libero”

SoundReef, parla il fondatore: “No al monopolio Siae, il mercato sia davvero libero”
di Stefania Cigarini
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Lunedì 19 Dicembre 2016, 09:12
Ha creato qualcosa che prima non c'era e che ha scosso il mondo della musica. Davide D'Atri è il fondatore di Soundreef, alternativa alla Siae, e alle omologhe europee, nella gestione dei diritti d'autore. 

Come le è venuta l'idea?
«Ho studiato Economia e mi sono appassionato all'antitrust; lì ti insegnano che un monopolio ha ragione d'essere se genera più pro che contro».

Non è il caso della Siae?
«No, e neppure delle altre Società simili negli altri Paesi europei che lavorano in regime di monopolio di fatto».

I contro?
«Tecnologia e innovazione sono strumenti necessari ai mercati moderni. In Siae i borderò a fine concerto si compilano ancora a mano e su carta; i margini di errore sono alti, i tempi lunghissimi, i compensi diventano transazioni psicologiche».

E Soundreef?
«Rendicontiamo entro sette giorni e paghiamo entro novanta, ripartiamo tutto in maniera analitica e senza forfait. I sistemi tradizionali, non solo Siae, pagano entro dodici o ventiquattro mesi. Per tutto questo tempo il denaro non è a disposizione dell'autore o dell'editore».

I pro?
«Tanti, Siae è un colosso, noi abbiamo il 12% dei suoi iscritti. La Siae è preziosa, non deve sparire, ma capire che il monopolio di fatto non funziona più. Non è più tempo per gli status quo».

Perché l'Inghilterra?
«Siamo stati coinvolti dal governo nel realizzare la direttiva europea che liberalizza il mercato dei diritti d'autore. Lì c'è un modo di scambiarsi informazioni in maniera strutturata».

I vostri bilanci?
«Certificati e visibili on line o, in Italia, alla Camera di Commercio».

In Italia?
«La politica è stata molto ambigua, non c'è un percorso codificato, non si capisce cosa accada dietro le quinte. E con Siae non c'è dialogo, al momento nessuna interazione».

Lei cosa vorrebbe?
«Un tavolo tecnico comune».

Prima di Soundreef?
«Ho lavorato nell'industria della musica per più di dieci anni, nel 2011 ho fondato un'azienda e ora l'ho implementata. Vuole sapere però cosa conta di più dell'idea?».

Dica
«L'esecuzione».

Il nome del brand
«Da quello di un locale dell'isola d'Elba che frequentavo da ragazzo, Sugar Reef. Ci sono affezionato».
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