Sanremo 2022, Donatella Rettore e Ditonellapiaga: «Il nostro ciclone provocante e divertente in nome del sesso che è libertà»

Sanremo 2022, Donatella Rettore e Ditonellapiaga: «Il nostro ciclone provocante e divertente in nome del sesso che è libertà»
di Federico Vacalebre
5 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Gennaio 2022, 12:00

Margherita Carducci, romana, in arte Ditonellapiaga, è al suo primo Sanremo. A promuoverla tra i big - meritatamente, visto, anzi sentito il suo primo album in uscita, «Camouflage» - è servito far coppia con (Donatella) Rettore, «che a 24 anni, la mia età, aveva già conquistato e scandalizzato mezzo mondo», spiega lei, autrice di «Chimica», scintillante inno erotico italodisco che si apre come «I feel love» di Donna Summer, ansimare compreso, e continua con versi espliciti sul fatto che solo una sana e consapevole (e no gender) libidine salvi il giovane, ma anche l'anziano, dall'azione cattolica: «Vengo ripetutamente e non m'importa del pudore, delle suore me ne sbatto totalmente e non mi fare la morale che alla fine, se Dio vuole, è solamente una questione di chimica».

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Partiamo dalle suore, Rettore?
«Io le conosco bene, sono stata cresciuta da loro, canossiane e dorotee, fino alle superiori, quando ho recuperato il tempo perduto.

Dalle suore ho avuto calci in culo e ceffoni, ma anche carezze e consolazioni. Una almeno mi ha dato tanto, suor Esterina, fosse ancora viva vorrei mandarle a dire che sono ancora la sua ragazzina. Mi ascoltava, mi consigliava, una volta volevo portarla in tv a parlare di me, ma la curia me lo impedì. Lei no, la suora laziale che imperversava a Quelli che il calcio da Fazio sì. Mah.».

Con Ditotellapiega è davvero questione di «Chimica»?
«Si, quando mi ha cercato per propormi la collaborazione ho googlato il suo nome, ma c'era poco, così ho chiesto ai miei amici rapper. E devo ringraziare Danno dei Colle der Fomento per il suo parere. È brava come autrice, canta bene e, poi, siamo complementari».

Ma perché, a 66 anni, tornare dopo 24 anni a Sanremo, palcoscenico poco fortunato per te nelle precedenti quattro apparizioni?
«Esordisco nel 74 con Capelli sciolti, su etichetta Edibi, napoletana, era collegata alle edizioni Bideri. Nel 77 torno con Carmela».

Per gettare, non senza rabbia, caramelle, «avvelenate» secondo il testo, sulle prime fila dell'Ariston.
«Quasi quasi lo rifaccio anche quest'anno: caramelle esplosive».

Dicevi dei tuoi Festival.
«Nel 1986 tornai con Amore stella, ma non era il mio anno: mamma aveva avuto una trombosi, papà non sapeva dove mettere le mani, ed io, figlia unica, volevo solo tornare a casa. Nel 1994 arrivò Di notte specialmente, poi... sono tornata l'anno scorso, per dividere Splendido splendente con La Rappresentante di Lista: visto che io e Margherita non possiamo vincere, tifo per loro, se lo meritano. Comunque, io a Sanremo preferivo il Festivalbar, i Telegatti... A suggerirmi di tornare all'Ariston è stato il mio amico Enrico Ruggeri, che ha anche scritto un pezzo per il mio nuovo album che dovrebbe uscire in primavera».

Ti sentivi una «bambina cattiva» come Nina Hagen e Lene Lovich?
«Ero la bambina cattiva italiana, anche se io cattiva non lo sono stata mai, al massimo indossavo una maschera che spaventava chi mi voleva mangiare».

Una bambina cattiva punk-disco, scandalosa, tra il «Kobra» che non era un serpente ma tutti sapevano cosa, la chirurgia plastica pronta a regalarti un futuro «Splendido splendente» («Uomo o donna senza età/ senza sesso crescerà»), le «Lamette» di una generazione autolesionista.
«Ma c'era ironia oltre che provocazione, come ci sarà ironia oltre che provocazione nella coppia con Ditonellapiega. Il direttore d'orchestra Fabio Gurian farà suonare i violini ritmicamente, rock, alla Paul Buckmaster. Le prove vanno alla grande nonostante i coristi: tre su sei sono risultati positivi, aspettiamo che si negativizzino».

Margherita ti chiama Dada, come i tuoi fans, dice che sei stata una delle primi cantautrici italiane, scandalosamente provocatoria, che sei il suo modello, per la scrittura del pezzo e per la carriera che verrà. Che dobbiamo aspettarci da voi due insieme?
«Una botta di adrenalina, vestiti colorati e luminescenti ma comodi. Saremo le più spudorate».

Due donne contro.
«Ai miei tempi la parità era un sogno, oggi un po' meno. La generazione di Ditonellapiaga è schierata sul fronte dei diritti civili, del diritto all'amore senza questioni di gender».

A proposito: qualcuno protesta per Drusilla Foer, vorrebbe al suo posto un «padre o una madre normale»?
«Normale cosa? Io sono una fans di Drusilla, vorrei duettare con lei».

Parlavi di un nuovo disco: che suono avrà?
«Puro stile Rettore. Tornerò a testi che dicono cose, anche di protesta».

Messaggi da lanciare?
«Ai no vax: basta, lasciateci vivere, non potete chiuderci dentro per fare le vostre stupide proteste in piazza. E a tutti: buttiamo giù i muri, costruiamo ponti».

Ma è vero che da ragazzina sei andata in tour con la Nuova Compagnia di Canto Popolare?
«Sì. Era il 1969, avevo 14 anni, mi facevo chiamare Cristiana. Avevo fatto un provino con Roberto De Simone gli ero piaciuta, ma a una ragazzina di Castelfranco Veneto non si poteva chiedere di cantare in napoletano, ci provavo in italiano accompagnata alla chitarra da Eugenio Bennato e Patrizio Trampetti. Mi piacerebbe cantare in napoletano prima o poi, anche se il mio amico Alan Sorrenti mi dice sempre che nun so' bbuona. Nel 1988 incisi Addio mia bella Napoli: mi sarebbe piaciuta Napoli come capitale europea, molto più di Bruxelles».

Nel 1973, invece, facesti da spalla al tour di Lucio Dalla.
«Siamo nel decimo anniversario della sua scomparsa, gli devo tanto, mi ha dato tanto. E, quando in Chimica accenno a uno scat, penso a lui».

Che cover avete scelto con Margherita?
«Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli: io ho iniziato cantando le sue canzoni nelle parrocchie. Mi davano 500 lire a serata». 

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