Rachele Bastreghi: «E dopo vent'anni con i Baustelle, il disco solista "Psychodonna" che racconta la mia anima»

Rachele Bastreghi: «E dopo vent'anni con i Baustelle, il disco solista "Psychodonna" che racconta la mia anima»
Rachele Bastreghi: «E dopo vent'anni con i Baustelle, il disco solista "Psychodonna" che racconta la mia anima»
di Francesca Binfaré
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Venerdì 30 Aprile 2021, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 08:07

Rachele Bastreghi, co-autrice, musicista, una delle due voci dei Baustelle, pubblica oggi il suo primo album da solista. Nel 2015 aveva fatto un primo passo con il disco breve “Marie”, ma il vero esordio da cantautrice è “Psychodonna”, un diario personale, molto vario per suoni e parole, che si snoda lungo otto brani inediti e una cover. La sfida è stata quella di far sentire la sua voce, in massima libertà.


Perché un disco dopo vent’anni con i Baustelle?
«C’era un’urgenza che lavorava dentro di me da forse trent’anni, volevo uscire dalla mia comfort zone e aprire un percorso parallelo a quello della band. In passato non avevo gli strumenti per fare un disco così. “Psychodonna” è una donna che vive di contrasti. Psychè in greco significa anima, questo disco è un concept sulla mia anima. Sono fatta di mondi opposti che a volte fanno a cazzotti, a volte si sposano. Non ho paura di dire che la follia è parte dell’arte, ma follia è anche essere se stessi senza paura del giudizio altrui. Dal punto di vista sonoro, ho dato sfogo ai miei istinti: nel disco convivono Michael Jackson e Jim Morrison».


Tra i collaboratori ci sono doversi uomini, ma le voci che la accompagnano sono femminili: la cantante Meg, l’attrice Chiara Mastroianni, la performer Silvia Calderoni.
«Per me era “o loro, o nessun’altra”.

Quando ho scritto una parte di “Due ragazze a Roma” ho pensato potesse farla solo Meg, mentre il finale del brano mi ha evocato Chiara. Silvia Calderoni è pura arte. Nessuna è stata scelta per caso».


Ci sono diverse suggestioni cinematografiche nel disco. È un’appassionata di cinema?
«Sì, ma non cinefila. Mi piacciono le colonne sonore. Sono nata scrivendo solo musica, questo lavoro è la prima prova con i testi».


“Resistenze” si apre con i versi di Anne Sexton. Quanto conta la poesia per lei?
«A volte non la capisco ma mi regala grande bellezza, allora mi ci addentro. Penso a Silvia Plath, Alda Merini, Antonia Pozzi, che mi hanno detto di non soffocarmi più».


Si è soffocata?
«Autosoffocata. Sono molto autocritica».


“Fatelo con me” è un brano di Anna Oxa. Come mai l’ha inserito?
«È del 1978 ma attualissimo, invita al risveglio. L’ho fatto ancora più punk dell’originale. Ok l’eleganza ma quando leggo “Rachele è fredda” mi dico che ho sbagliato a comunicare qualcosa: c’è una parte francese sofisticata ma c’è anche l’animale randagio».
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