Carone trova "Casa": «Un album che parla di addii come se fossero cose belle, pensando a Dalla»

Carone trova "Casa": «Un album che parla di addii come se fossero cose belle, pensando a Dalla»
Carone trova "Casa": «Un album che parla di addii come se fossero cose belle, pensando a Dalla»
di Rita Vecchio
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Giovedì 27 Maggio 2021, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 18:52

Pierdavide Carone riprende il discorso musicale interrotto con Nanì, brano presentato con Lucio Dalla sul palco dell’Ariston. Era il 2012. Poche settimane dopo, il grande cantautore si sarebbe spento. Nove anni di assenza discografica che lo riportano al 28 maggio, data di uscita di Casa.

Terzo disco per il cantautore (32 anni) romano dalla partecipazione ad Amici di Maria de Filippi, con dieci tracce - di cui un feat. con i Dear Jack - nate durante momenti di vita dolorosi tra cui il tumore (che ha superato) e la morte del padre. «Non ci vediamo da tanto. Ho avuto tempo e anni per pensare». 


Un disco: Casa. 
«È il titolo dell’album e del brano che lo chiude. Non è un concept, ma ha la costante degli addii visti come fossero inizi di cose belle e non come epiloghi tristi». 


Chi o cosa è “Casa”? 
«Casa è il posto dove torni quando ti senti solo o abbandonato. Può essere una persona, un luogo dove non hai bisogno di bussare perché hai la chiave. Ci sono brani come Buonanotte o Forza e Coraggio che stanno nel mezzo tra il dove ero rimasto e il dove sto andando». 


Dove era rimasto? E dove sta andando?
«Ero rimasto incastrato in un meccanismo talmente veloce da avermi sfiancato, dove andavo e basta.

Un periodo - da Amici a Sanremo - chiuso con la morte di Lucio (Dalla, ndr) e un dolore umano e professionale che mi ha fatto scendere dal treno ad alta velocità».


Il rimpianto più grande? 
«Di avere lasciato correre il tempo. Da “Nanì e altri racconti”, sono stati anni di scelte, non solo mie. Ho cambiato casa (da Roma a Milano), e casa discografica (da Sony alla It.Pop di Alex Britti, fino ad arrivare alla Artist First). A volte capita che non si condividano le stesse idee». 


Lucio Dalla resta il suo padre artistico? 

«Lo era ancora prima di conoscerlo. C’era nei vinili di mio padre, nella musica che io ascoltavo. Mi ha insegnato ad ascoltare quello che si scrive. Come fondamentali per me sono stati Rino Gaetano e Franco Battiato. Il primo lo ritrovo nel mio animo più spregiudicato, il secondo nel mio andare oltre nella musica, a stare su un altro piano».


Tornerebbe a Sanremo? 
«Sì. Ci tornerei sicuramente». 

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