Pacifico: «Scrivere per immagini è tra le mie prime passioni, per "Genitori vs Influencer" mi sono ispirato a mio padre»

Pacifico: «Scrivere per immagini è tra le mie prime passioni, per "Genitori vs Influencer mi sono ispirato a mio padre»
Pacifico: «Scrivere per immagini è tra le mie prime passioni, per "Genitori vs Influencer mi sono ispirato a mio padre»
di Rita Vecchio
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Aprile 2021, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 08:58

Un grande conoscitore di musica e parole. Il nome di Pacifico (sui documenti è Gino de Crescenzo, milanese e da anni residente a Parigi) compare come cantautore, come autore di Celentano, Malika Ayane, Gianni Morandi, Eros Ramazzotti, al Festival di Sanremo con Vanoni e Bungaro. L’ultima sua firma è sulla colonna sonora e sull’inedito “Gli anni davanti” per il film di Michela Andreozzi, “Genitori vs. Influencer” (Sky Cinema Uno e su Now TV) con Fabio Volo, Ginevra Francesconi e Giulia De Lellis.

Come si sta a Parigi?

Va a giornate. Siamo tra contagi e confinamenti. Speriamo con i vaccini di fare l’ultimo passo verso la normalità.

Le manca l’Italia?

Tantissimo. Non torno da più di un anno. E ne va del mio equilibrio (sorride, ndr).

Però è tornato al cinema.

Scrivere per immagini è tra le prime mie passioni. Ricordo il musical di Roberta Torre (mi ero spacciato, fingendo, di saper fare colonne sonore). Poi il brano nel film di Muccino. Sono stato un famelico spettatore di film, fin da piccolo. Con i miei genitori guardavo i musical anni ’30. Poi la fase hippy e musical tipo Jesus Christ Superstar. La passione per Morricone, per cui ho scritto “Inno sussurrato" cantato da Bocelli.

E quindi, dire sì al film “Genitori vs. Influencer”, era ovvio.

È stato l’amico Fabio Volo a fare il mio nome. La regista - che aveva già inserito “Le mie parole”, mio brano cantato da Samuele Bersani - mi ha chiesto un inedito. Mi sono chiuso in una stanzetta con la sceneggiatura e senza visionare alcuna scena ho scritto “Gli anni davanti”. Il film lo devo ancora vedere (non ho Sky qui a Parigi) e con la Andreozzi ho un caffè in sospeso.

Si è ispirato al gap generazionale tra lei e suo figlio?

Più che a Thomas Riccardo (nato nel 2011 dalla relazione con la sua compagna, l’attrice Cristina Marocco, ndr), al rapporto tra me e mio padre.

Ricordo ancora il suo sbigottimento quando mi vide armeggiare con un videoregistratore, per lui una vera rivoluzione.

Scrivere per il cinema è diverso che scrivere una canzone.

Sono noti gli aneddoti di Fellini che costringeva Rota a provare tutto il giorno sul pianoforte fino a che non riusciva a dare una parvenza musicale all’immagine che descriveva nei suoi film. Nel cinema sei un gregario del regista, come un autore di canzoni lo è nei confronti di chi deve poi cantare. Non a caso Chaplin si componeva da solo le musiche. Chi non riesce cerca chi può farlo al suo posto, che scava nell’officina della sua anima e che la fa diventare musica.

Per chi vorrebbe scrivere una canzone?

Per Tiziano Ferro, personaggio complicato che mi affascina tanto.

E della nuova generazione che è sbarcata a Sanremo, che mi dice?

Mi incuriosiscono tutti. Sto aspettando di capire le nuove uscite. Perché fare il primo o il secondo disco è facile, il complicato viene dopo. É una fase interessante per la musica italiana.

Cosa si trova dentro il cassetto di Pacifico?

Un romanzo sulla storia della migrazione della mia famiglia. I nuovi dischi di Malika Ayane e di Motta, sto lavorando con Gianna Nannini e Gabbani. E un po' di appunti: chissà se entro l’anno non riesca a chiudermi in studio per un nuovo album. Sarebbe bello.

E con Volo, progetti?

Ce lo siamo giusto scritto ieri. Abbiamo delle idee. E quindi, anche qui, rispondo: chissà.

 

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA