Dalla morte di David Bowie a quella di George Michael, il 2016 annus horribilis della musica

Dalla morte di David Bowie a quella di George Michael, il 2016 annus horribilis della musica
di Andrea Andrei
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Lunedì 26 Dicembre 2016, 02:03 - Ultimo aggiornamento: 04:12

La morte di George Michael, avvenuta proprio in quel giorno di Natale che lui cantava nella sua celeberrima "Last Christmas", non è che il triste finale di un anno terribile per la musica.

All'inizio fu David Bowie. La scomparsa del Duca Bianco, avvenuta il 10 gennaio, suona oggi come un'oscura profezia su quello che sarebbe stato l'annus horribilis delle sette note. È stata una morte, quella di Bowie, che ha lasciato di stucco gli appassionati del rock, anche per le circostanze in cui è avvenuta: due giorni dopo l'8 gennaio, che era la data del 69esimo compleanno dell'artista e anche quella dell'uscita del suo ultimo album, Black Star.
 

 

Eppure era solo l'inizio. Perché solo 8 giorni più tardi della dipartita del Duca Bianco, è stata la volta di un altro grande del rock, stavolta americano: il 67enne Glenn Frey, chitarrista e fondatore degli Eagles.

Sempre a gennaio, il 26, se n'è andato invece Colin Vearncombe, in arte Black. È morto mentre era ricoverato in ospedale per un brutto incidente stradale. Autore di "Wonderful life", aveva 53 anni.

Ma quel terribile primo mese del 2016 aveva ancora qualcosa da dire. E la sentenza, solo due giorni dopo la morte di Black, fu delle peggiori: questa volta ad andarsene è stato Paul Kantner, chitarrista dei Jefferson Airplane. Ebbe una crisi cardiaca nella città che gli diede i natali, San Francisco.

Non che febbraio sia iniziato nel migliore dei modi. Perché il 3, a Los Angeles, si è spento il 74enne Maurice White, fondatore degli Earth, Wind & Fire e alfiere del blues.

Il 10 marzo è invece una data che gli appassionati del progressive rock non dimenticheranno facilmente: Keith Emerson, il tastierista che insieme a Greg Lake e Carl Palmer diede vita al monumentale trio Emerson, Lake & Palmer, è morto a 71 anni a Santa Monica, in California.

Ma un altro lutto era dietro l'angolo. La notizia della morte di Prince, avvenuta il 21 aprile a Paislay Park, in Minnesota, sconvolse l'intero mondo della musica. Il "folletto", che aveva 57 anni, fu ritrovato all'interno di un ascensore nella sua residenza. Le circostanze della morte rimangono tuttora misteriose: secondo alcuni media americani infatti, sembra che il cantante avesse avuto un'overdose di oppiacei sei giorni prima del suo decesso.

Negli anni '80, e precisamente nel 1985, proprio mentre le canzoni di Prince e George Michael dominavano le classifiche, c'era anche un altro brano a dividersi quei successi: si chiamava "You spin me round". La voce che cantava quel tormentone si è spenta per sempre lo scorso 24 ottobre, data della morte di Pete Burns. Il cantante aveva 57 anni.

E quando sembrava che gli appassionati di musica avessero sofferto abbastanza, ecco arrivare, il 10 novembre, la notizia della scomparsa, a 82 anni, del grande Leonard Cohen.
Un artista che fu in grado di fondere musica e poesia come pochi prima. Un artista che riuscì ad essere tale fino all'ultimo: solo poche settimane prima la sua musa, Marianne Ihlen, alla quale dedicò la canzone "So long Marianne", era morta, lasciando in lui un vuoto incolmabile. Pochi giorni prima di morire, aveva annunciato che non avrebbe più composto canzoni, e che la sua vita artistica stava volgendo al termine. Se n'è andato poeticamente come aveva vissuto.

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