Max Pezzali torna con "Qualcosa di nuovo": duetti con Tormento, GionnyScandal e J-Ax. E il video con Fabio Volo.

Max Pezzali (crediti di Michele Piazza)
Max Pezzali (crediti di Michele Piazza)
di Rita Vecchio
3 Minuti di Lettura
Sabato 24 Ottobre 2020, 01:09 - Ultimo aggiornamento: 16:41

«Onesto. Speranzoso. Contemporaneo». È la radiografia che Max Pezzali fa del nuovo album, “Qualcuno di nuovo”. Un altro di quelli la cui uscita, prevista la scorsa primavera, è stata posticipata a venerdì 30 ottobre causa Covid. Il brano che dà titolo al disco - scritto con Jacopo Ettore e Michele Canova e prodotto a LA -  è anticipato dal videoclip in cui compare Fabio Volo che canta in playback: «Avevo bisogno delle sue skills e del suo entertainment: mi serviva la faccia di un attore per trasmettere le emozioni che volevo. É un brano nato dopo il lockdown. Un brano che non poteva non essere malinconico. Un brano che non poteva essere altrimenti». E per la prima volta, anche Hilo, il figlio dodicenne di Pezzali. Un incontro generazionale. Un po’ come nel resto del lavoro. Perché se il Boss Springsteen continua a essere il suo «faro» (lo cita anche in una canzone), non mancano i duetti con la scena più rap e hip pop: Tormento, GionnyScandal e J-Ax.

Suo figlio come è finito nel video?
«Il tema è l’amore, attraverso le varie fasi della vita. E lui è parte di essa. Non è un grande appassionato di musica. È più della generazione del gaming e del TikTok. Per questi ragazzi è la nuova musica». 

Un incontro tra “Uomo tigre” e “leone da tastiera”, parafrasando il brano 7080902020 con J-Ax. 
«È giusto che ogni generazione viva la sua. Noi abbiamo raccontato le piccole cose. Ora tocca a loro. Ogni generazione vede quella dopo come peggiore di quella vissuta. Per il resto, mi piace mischiarmi con altri mondi. Da fan dei Sottotono, in “Sembro matto” volevo ricreare il flow con Tormento. Di GionnyScandal mi ha appassionato e commosso la storia di un ragazzo cresciuto con la nonna che dal niente e con un fardello da portare sulle spalle fin da piccolo, è riuscito a ritagliarsi un posto». 

E con J-Ax?
«Vengo dal suo stesso mondo.

Entrambi da ex gruppi. Lui capisce subito quello che voglio dire».

“In questa città”, c’è Roma. Anche la Roma dei cinghiali per strada. 
«Diventati oramai famosi (per chi non veniva dalla mia zona, poteva sembrare io dicessi fesserie). Invece il cinghiale frequenta regolamento il mio giardino condominiale, a Tomba di Nerone sulla Cassia (ride, ndr). É una città difficile. Non è tanto per la sindaca Raggi. Ce ne vorrebbero 5 di sindaci».

Andiamo alla realtà Covid. 
«É un problema grosso. Durante il lockdown ci eravamo attivati con Lodo dello Stato Sociale. Poi il flashmob in piazza Duomo a Milano. Poi Fedez, che ha attirato attenzione. Ognuno di noi sta cercando di fare qualcosa. Ma in Italia le categorie di liberi professionisti del settore vengono lasciati indietro. Vaso di coccio tra i vasi di ferro della società, per usare immagine di manzoniana memoria. Non ci sono ammortizzatori sociali o casse integrazione per queste persone. Il grosso dei concerti è stato perso». 

Compresi gli stadi: per la prima volta avrebbe dovuto suonare a San Siro. Tutto sold out. 
«Dobbiamo essere ottimisti. Importante è uscire da questo momento. E sarà bellissimo. Per noi cantanti è un successo quando aggreghiamo tante persone. Fare i concerti in streaming non è la stessa cosa».

A Sanremo ci pensa?
«Non mi ritengo adatto. È come in atletica: c’è chi lancia il peso e chi fa salto in lungo. Ma auguro il meglio ad Amadeus e a Fiorello perché la musica italiana ha tanto bisogno che questo Sanremo abbia successo». 

In un brano augura buona fortuna. A chi la augura adesso?
«A tutti noi. Ne abbiamo bisogno. Se arrivato per sfiga uniamo le forze per trasformata in  fortuna».

© RIPRODUZIONE RISERVATA