Ludovico Einaudi debutta al Teatro Massimo di Palermo con "Winter Journey"

Ludovico Einaudi debutta al Teatro Massimo di Palermo con "Winter Journey"
di Totò Rizzo
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Giovedì 3 Ottobre 2019, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 11:31
«La musica? Non so descrivere la mia musica, qui a tratti ha qualcosa di molto profondo, che arriva dall’intimo, a volte prende quasi la forma di un’invocazione, di una preghiera». E’ emozionato, Ludovico Einaudi, compositore e pianista colto e di «culto», al suo debutto nell’opera con «Winter journey» che gli ha commissionato il Teatro Massimo di Palermo, al debutto mondiale domani sera su libretto di Colm Tóibín e l’ideazione drammaturgica e la regia di Roberto Andò (repliche fino all’8 ottobre), spettacolo che la Fondazione lirica palermitana coproduce con il San Carlo di Napoli.

Un viaggio nell’«inverno» dell’Europa di oggi ispirato a un altro «inverno», quello che Schubert descrisse nei «Winterreise», il celebre ciclo di lieder. «Quello di Schubert – spiega Andò – era il viaggio attraverso l’“inverno” di un continente dove cominciava a soffiare il vento della reazione ma era anche la sublimazione di quel dolore che spesso accompagna la ricerca di un senso della vita, il desiderio di un’esistenza che possa essere migliore giorno dopo giorno».



Il richiamo al dramma dei migranti non è casuale specie a Palermo che si è proclamata – dicono Andò e il sovrintendente del Massimo, Francesco Giambrone – città dell’«accoglienza» facendo di questa scelta una battaglia politica e di civiltà. Ma, sottolineano il compositore e il regista, «non volevano parlare di cronaca né commentare fatti specifici – per questo ci sono i giornali – anche se i protagonisti sono un uomo, una donna, un bambino, un nucleo familiare diviso dalla guerra e dalla necessità, separato da un conflitto e dal mare. E’ piuttosto la perdita di uno spirito di comunanza che vorremmo raccontare, quell’anima del Vecchio Continente che sembra smarrita, che non sa più far corrispondere le parole e i gesti della politica agli ideali di fraternità e civiltà che erano all’origine della sua utopia».

«Proprio per questo era necessario non ancorarsi alla cronaca – conclude Andò - e soprattutto schivare l’insidia più grande, quella della retorica: a questo scopo, ci è venuto incontro il libretto, bellissimo, di Colm Tóibín, che non è un “instant-libretto” ma ha una tale valenza simbolica che l’opera può essere rappresentata anche tra dieci anni senza temere anacronismi».



Orchestra e Coro del Teatro Massimo saranno diretti da Carlo Tenan, scene e luci di Gianni Carluccio (da anni stretto collaboratore del regista), costumi di Daniela Cernigliaro. In scena Rokia Traoré (Woman), Badara Seck (Man), i giovanissimi Mouhamadou Sazll (Child) con la voce di Leslie Nsiah Afriyie, Jonathan Moore (Politician e voce recitante del coro) e Elle van Knoll (Voce recitante del coro), Mamadou Dioume (Voce Man fuoriscena).

 
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