Leo Gassmann, da X-factor al primo singolo "Cosa sarà di noi?": «Parla di speranza
sotto al cielo siamo tutti fratelli»

«Il mio disco parla di speranza sotto al cielo siamo tutti fratelli»
«Il mio disco parla di speranza sotto al cielo siamo tutti fratelli»
di Paolo Travisi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Marzo 2019, 05:55
Ventun anni, età di sogni e voglia di cambiare il mondo. Anche per Leo Gassmann, cognome che pesa, ma non a lui. Semifinalista ad X-Factor, ora cerca la sua strada nella musica, con il primo singolo, Cosa sarà di noi?
 
 

È una confidenza o una speranza?
«Parla di speranza, di persone che si sentono incomprese. Sotto al cielo siamo tutti fratelli e nonostante gli errori, non dobbiamo mai sentirci soli». 

L’ha scritto lei?
«Si, ho iniziato a scrivere a 15 anni e scrivo costantemente, però mi piace interpretare brani di altri, se il testo mi tocca il cuore allora mi immedesimo».

Studia affari esteri all’università. Un piano B che non ha a che fare con la musica?
«Nella vita bisogna scavare non solo una buca, ma è meglio farne di più. Si vince quando si fa un percorso in cui si continua ad imparare. Amo la musica e lo studio, è un modo per sentirmi pieno».

Quindi da grande cosa vuole fare?
«Cantare. Mi piacerebbe fare un concerto in cui gli spettatori possano piangere e ridere per una cosa che accomuna tutti, la musica».

Lei è un millennial. Come vede la sua generazione?
«Sono fiero di farne parte. È la prima generazione che ha tutto quel che serve per rendere il mondo un posto migliore. Abbiamo il dovere di farlo. La tecnologia ci permette di essere informati e ci dà uno strumento che aumenta le possibilità di creare qualcosa di concreto».

Suo padre Alessandro ha dovuto dimostrare il suo valore rispetto al padre, Vittorio. Lei dovrà fare altrettanto?
«Ognuno nella vita ha le proprie sfide. Sono orgoglioso di far parte della mia famiglia, non solo come artisti. Dai miei genitori ho ricevuto valori incredibili, ma sono molto autocritico e la prima persona da convincere sono io, non gli altri».

I consigli di papà?
«Stare con i piedi per terra, essere generoso e corretto verso il prossimo».

Sa che dovrà fare i conti con gli haters?
«Penso che rispondere con odio faccia il loro gioco. È la parte di pubblico a cui vorrei parlare attraverso il mio lavoro, perché bisogna cantare anche per loro».

La carriera d’attore è scartata?
«Mio padre all’inizio non voleva fare l’attore, ed anche mio nonno. Mai dire mai, per ora non ce l’ho in testa».

Tra sognare e immaginare cosa preferisce? 
«È nell’immaginare il sogno che sei felice, lo diceva anche Leopardi. Sono felice quando canto». 

Il sogno è lo Stadio Olimpico pieno?
«È un percorso lungo, magari tra vent’anni, se mi sarò impegnato abbastanza e sarò fortunato si potrebbe realizzare.

Come si sente?
«Sono felice di come stanno andando le cose, perché sono al primo gradino di un palazzo di novanta piani».
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