Riscoprire Gigi D'Alessio: «Voglio arrivare ai giovani, ora canto le mie hit per loro»

Riscoprire Gigi D'Alessio: «Voglio arrivare ai giovani, ora canto le mie hit per loro»
di Totò Rizzo
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Martedì 29 Giugno 2021, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 14:37

Ci ha preso gusto Gigi D’Alessio a ricominciare da sé, a riscoprire il suo repertorio in una veste nuova chiamando a raccolta i giovani protagonisti della realtà musicale urban e rap napoletana, voci e volti noti e meno noti, già conosciuti ma anche da lanciare. Vasi comunicanti di generazioni e generi, miscele di ritmi e melodie, “batti 5” fra tradizione e innovazione. E così, dopo il successo di “Buongiorno”, uscito lo scorso anno, arriva “Buongiorno Special Edition 2021” che al primo disco ne aggiunge un secondo con 12 canzoni famose, frutto di nuovi incontri, più 5 inediti.

D’Alessio, come aprire le imposte per far prendere aria alle stanze…

«Sì, un’aria nuova nata dalla scoperta che molti dei miei brani questi ragazzi – che quando io li ho incisi non erano nemmeno nati – li conoscevano a memoria. Qualcuno mi ha anche detto “sai che mi sono innamorato con questa tua canzone?”. E mi sono chiesto: “Vuoi vedere che tra i giovanissimi c’è una fetta di pubblico che sa chi sono ma alla quale posso arrivare con un linguaggio più vicino al suo?”».

Enzo Dong, Ivan Granatino, Lele Blade, Samurai Jay, Geolier, Coco, Bl4ir, Hal Quartier ed altri, tutti fra i 20 e i 30 o poco più: che ci faceva D’Alessio lì in mezzo?

«Chiariamo una cosa: non è che dopo i 50 sono improvvisamente diventato rapper però sono uno che ha subìto tanti pregiudizi nella vita. E così, senza pregiudizi, ho voluto conoscere meglio questa realtà, avvicinarmi alle sue matrici, alle sue sonorità ed è stata una scoperta bellissima, mi si è aperto un mondo, non solo dal punto di vista musicale ma anche sul piano umano perché questi ragazzi sono, oltre che artisti veri, delle persone eccezionali. Abbiamo vissuto di musica ma anche di parole, tante parole».

Qualcuno tra i fans della prima ora avrà arricciato il naso.

«Le canzoni hanno un’anima: se non la tradisci, puoi cantarle come vuoi. E questo matrimonio in musica è riuscito perché abbiamo avuto tutti profondo rispetto per il cuore delle mie canzoni».

Magari era soggezione nei confronti del maestro.

«Ogni maestro insegna e impara. Ciascuno prende dall’altro, loro hanno appreso da me e io da loro, è stato uno scambio di conoscenza, io in più ci ho messo l’esperienza».

Perché il rap è diventato la lingua della musica napoletana d’oggi?

«Intanto per il suono, moderno, veloce, secco nelle parole e nella metrica, e poi per la schiettezza con cui guarda la realtà, sia nei sentimenti che nel sociale».

Ventun anni fa un festival di Sanremo sdoganò Gigi D’Alessio in tutto lo Stivale con una canzone in italiano dopo tante in napoletano. Perché questo ritorno ai vecchi successi nella lingua della sua terra?

«Perché noi napoletani nasciamo bilingue più di ogni altro italiano.

E perché ancora oggi, quando mi siedo al pianoforte per comporre, dalle mani viene fuori la melodia ma dalla testa spesso le parole escono in napoletano».

Nel disco tornano un paio di suoi vecchi tormentoni estivi.

«Ma sì, ha visto quanti ne sono usciti all’inizio di questa estate? Magari è un genere usa e getta, tiri fuori un po’ di reggaeton e il gioco è fatto, ma Dio solo sa quanto specialmente quest’anno ce n’era bisogno. Non fanno male a nessuno, anzi, dopo quello che abbiamo passato…».

Si fa accompagnare anche dagli archi del Teatro San Carlo.

«Onoratissimo. Eccellenza musicale, la sezione archi dell’Orchestra del nostro teatro lirico. Mi sembrava giusto coinvolgere anche loro, d’altronde avevo già inciso con la London Symphony Orchestra. Insomma, il rap, un po’ d’elettronica, la melodia, il mondo classico: non mi sono proprio fatto mancare niente».

Il 9 luglio, a Roma, dalla Cavea del Parco della Musica parte il tour. Perché solo pianoforte e voce?

«Mi sembrava la formula giusta per ricominciare, per riabbracciare il pubblico dopo più di un anno di lontananza. Un incontro più intimo, in libertà, senza fronzoli. Prevedo già molte serate con ampie zone “a gentile richiesta”. Così sarà più bello».

E andare in giro con i suoi nuovi, giovani amici?

«Ah, quello senz’altro. Con tutti i ragazzi di “Buongiorno” contiamo di essere nei palasport la prossima primavera con un gran finale al San Paolo, naturalmente».

Altri progetti?

«Dovrei tornare in tv in autunno con “The Voice”. Mi piace fare il coach perché la musica è incontro, è confronto, è lavoro d’insieme. Ma qua’ streaming…».

Tentazioni sanremesi?

«Partecipare al festival è un onore, sempre. È la più grande vetrina per la nostra canzone».

E la vita, come va? L’amore?

«Vivo bene, sto bene. Grazie».

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