Ghemon torna live a Roma con “E vissero feriti e contenti tour 2021”: «Sarà un arcobaleno di emozioni»

Ghemon torna live a Roma con “E vissero feriti e contenti tour 2021”: «Sarà un arcobaleno di emozioni»
Ghemon torna live a Roma con “E vissero feriti e contenti tour 2021”: «Sarà un arcobaleno di emozioni»
di Ida Di Grazia
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Luglio 2021, 20:04

Ghemon torna live a Roma con “E vissero feriti e contenti tour 2021”: «Sarà un arcobaleno di emozioni». Domani giovedì 8 luglio alla Cavea Auditorium Parco della Musica di Roma il rapper e cantautore italiano porterà sul palco la magia del suo ultimo disco "E vissero feriti e contenti” (Carosello Records/Artist First), album che contiene “Momento Perfetto” presentato a Sanremo 2021.

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Ghemon - ph. Andrea Viola

Finalmente si torna a suonare dal vivo, è emozionato?

«Ripartiamo da dove abbiamo lasciato, sono uno dei fortunati che lo scorso è riuscito a fare qualche concerto. Erano di tipo esplorativo, mettiamola così, quelli di quest'anno sono molto più vicini alla normalità. Solo l’idea di lavorare con tutti a pieno ritmo, fare le prove è stato stupendo, manca davvero pochissimo e sì sono proprio emozionato»

Dopo una lunga carriera come la sua ci si può ancora emozionare come la prima volta?

«Assolutamente sì soprattutto dopo il periodo che abbiamo passato e che ha creato queste pause, questi vuoti a cui non eravamo abituati. Non ero mai stato così tanto tempo senza suonare e non l’avrei mai nemmeno immaginato. Per questo è tutto inedito ora, un po’ come ricominciare, si creano emozioni nuove, le energie sono diverse, in più porterò una scaletta completamente rinnovata. In questo periodo ho prodotto due album il che mi permetterà di portare tanta nuova musica. Cosa posso desiderare di più».

“E Vissero Feriti E Contenti” dà il nome al tour, ma è un album in cui troviamo davvero di tutto: dal soul elettronico all’RnB, dalla dance al raggae. Possiamo considerarlo un sunto di tutta la sua evoluzione artistica?

«Si sì. Davvero mi manca solo il metal … ma non lo escludo (ride ndr.). Mi piace molto così perché asseconda la mia indole, la mia curiosità, la mia voglia sempre di sfide nuove. Io ascolto tante cose diverse, mi piace mescolarle e tirarle fuori, ho attraversato un sacco di fasi nella mia mia carriera e di nessuna di esse ho perso del tutto le tracce, adesso sono tutti quanti in equilibrio forse perché ho una maturità maggiore».

Effettivamente lei è un rapper anomalo, considerata la sua potenza vocale

«Ma direi che sono entrambe le cose, sia un cantante che un rapper, credo che uno dei miei ruoli sia proprio quello di scardinare il concetto che si debba fare per forza solo una cosa.

Le nuove generazioni si fanno meno problemi e hanno meno ostacoli... io mi diverto. È come decidere se prendere la macchina, la bici o la metro e affrontare il percorso con una o l’altra cosa semplicemente per andare da un punto a un altro. Non mi sento solo una “cosa”».

La sua prima volta a Sanremo è stata come “ospite” di Diodato, è lì che ha capito che poteva essere il suo palco?

«Diodato e Roy Paci mi hanno offerto un assist per potermi confrontare con una realtà che desideravo conoscere ma a cui non appartenevo. Diciamo che è stato un po’ come toccare l’acqua con le dita dei piedi per vedere se è fredda. È stato un ottimo battesimo, poi le esperienze fatte in precedenza a livello underground mi hanno reso solido allora ho capito che potevo avere anche il coraggio di fare il salto. Non ce ne voleva in fondo poi così tanto visto che avevo affrontato platee molto più difficili con 5 persone davanti».

Ghemon di “Rose Viola” e Ghemon di “Momento perfetto” sembrano due persone completamente diverse, con sound potremmo dire opposti

«È vero, ma in parte. Proprio come dicevo fa parte della mia evoluzione, sono la fotografia di quello che stavo vivendo. "Rose viola" è stato un primo atto di coraggio, sono andato a Sanremo portando qualcosa del tutto mio che sarebbe in ogni caso uscito in un mio disco, ed è arrivato a un pubblico anche più grande dei miei fan e mi ha dato coraggio. Con "Momento perfetto" non mi andava di fare un Festival conservativo volevo dire altro, non avrei mai fatto Rose viola 2, semplicemente perché non ero più la stessa persona».

La sensazione che si prova ascoltando “Momento perfetto” è che lei abbia ritrovato una nuova serenità e abbia una grande voglia di comunicarla

«La vita è anche questo, le cose le metti a posto poi all'improvvoso cambia tutto e devi essere bravo a ricomporre i tuoi pezzi. Con rose viola era un momento di crescita non facile, quando fai musica fai un'evoluzione insieme a lei e che riflette quello che sei. Momento perfetto voleva essere più liberatorio e mostrare com’ero cambiato rispetto al passato».

Parlando di evoluzioni, ha un account twitter davvero prolifico con un’inedita vena comica molto apprezzata e surreale. La sta avvicinando a un nuovo pubblico?

«Sicuramente sì, e forse quel tipo pubblico non sa nemmeno che faccio il musicista, ma mi segue per quello che scrivo (ride ndr.). Diciamo che è una deviazione stramba ma divertente, non credo di riuscire a fare musica di contenuto comico, far ridere fa parte di me, è un modo per far parlare anche quella parte che non metto nella musica, i social sono un buon banco di prova. Non lo faccio mai per cercare una risata gratuita, c’è sempre dietro un’idea».

È sempre così positivo?

«E’ una maniera di reagire alle cose, non è che non mi arrabbio, solo che poi se l’arrabbiatura me la tengo non ne esco più. Ridere delle proprie sventure è un grosso potere e ho capito che ti fa risolvere un sacco di situazioni difficili, che c'è di meglio!».

In questo album qual è la canzone che la rappresenta di più?

«Oddio questa è difficilissima perché è il mio primo album in cui figuro anche come produttore, quindi mi rappresenta al 100%: Ci sono tanti territori diversi e due o tre brani all'inizio della track list a cui voglio bene: “La tigre”, “E’ difficile”, “Nel mio elemento”, sono brani in cui c'è l’house, il raggae, il soul, ho toccato punti e fatto cose che non mi erano riuscite nei dischi precedenti».

C’è qualche feat che vorrebbe fare o rifare?

«Ci sono tantissimi artisti interessanti anche nelle nuove generazioni, ma in questo momento i featuring sono all'ordine del giorno, pure troppi, mi piace ancora l’idea che siano uno scambio. Li faccio molto raramente, però sì ci sono artisti vicini a me anche in senso lato come Tiziano Ferro o Jovanotti, ci siamo scambiati grande stima poi non siamo mai riusciti a far qualcosa, quindi chissà».

E l’idea di scrivere per altri?

«Sì mi piace molto. Vorrei scrivere per Giorgia perchè la sua maniera di cantare è vicino a quello che mi piace, Elisa è un'altra voce meravigliosa».

Tutte donne

«Sento di avere una sensibilità molto vicina alla loro, forse sono più adatto ascrivere per un artista femminile».

Giovedì è il grande giorno, cosa ci può svelare?

«C'è una scaletta che tocca tantissime emozioni diverse, si balla, si riflette, può scappare la lacrimuccia o una risata. ci saranno teste che si muovono, non c'è un solo suono, ma tante scene diverse... è come un arcobaleno. Vi aspetto!».

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