Ghemon, il nuovo album:«Sono un narratore di canzoni tra emozioni e realtà»

Ghemon:«Sono un narratore di canzoni tra emozioni e realtà»
Ghemon:«Sono un narratore di canzoni tra emozioni e realtà»
di Rita Vecchio
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Venerdì 19 Marzo 2021, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 13:54

“E vissero feriti e contenti”, un album di Ghemon. Sulla copertina, la scritta, la foto del gatto, il vinile rosso, l’autoironia. Il cantautore (vero nome è Gianluca Picariello) nel cui sangue avellinese scorre musica jazz, soul, reggae, pop sopravvissuto alla maratona sanremese dove ha partecipato con Momento perfetto, pubblica oggi per Carosello il settimo album, a un anno dal vendutissimo “Scritto nelle stelle”. 


Un titolo diviso tra favola e ferite?
«“E vissero feriti e contenti” è un viaggio dove sono il narratore di canzoni che dialogano tra di loro, traccia dopo traccia. Un po’ come essere in un ristorante stellato: si sceglie il menu degustazione e lo chef conduce nel suo mondo. Io, con il mio disco, do una lettura di realtà ed emozioni. Dentro si trova l’amore, il momento perfetto, la malinconia, l’ironia, la quotidianità». 


Ci sono più feriti o più contenti?
«Più contenti, ma contenti anche di essere stati feriti. Sono auto ironico. Il disco precedente era quello dell’accettazione, questo quello dei difetti. Sdrammatizzo. Anche se poi la musica per me è una cosa seria: sono un po’ Mario Merola e la vivo con trasporto (ride, ndr)». 


E il gatto in copertina?
«È l’elemento surreale. Animale dolce che graffia. La foto dice chi sono io adesso. Ho un animale felino dentro che mi guida». 


Nel disco suona Rocco Tanica. L’ha convinto con qualche altro suo video bizzarro?
«No, no.

Anzi, ha detto che se non avesse suonato in un disco si sarebbe offeso. Mi ha fatto un bel regalo pieno di amicizia. In “Trompe l’oeil” c’è invece un vocale di Ema Stokholma».

 
Chi è “La Tigre” della sua canzone? 
«La mia fidanzata (ride, ndr). Una bella sagoma, una con cui non ci si annoia. Lei è una presenza molto positiva nella mia vita. Mi aiuta a stare con i piedi per terra. Ma può essere chiunque. Il tema è la gelosia di coppia, a volte immotivata, per cui devi dimostrare all’altra persona che ci sei». 


Un commento sul Festival?
«Positivo. Anche se cantare senza pubblico non è una bella cosa». 


Le piacerebbe comporre musica per il cinema?
«Sì e non vedo l’ora che qualcuno me lo chieda». 


Se potesse scegliere? 
«Sorrentino, Garrone, Pietro Castellitto…».


Prima il Festival. Adesso il disco. Dopo? 
«La speranza è ripartire con i concerti. I live sono la mia dimensione. E quella della mia band. Perché io sono solo una faccia, ma insieme ai miei musicisti diventiamo “i Ghemon”».
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(Foto di Martina Amoruso)

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