Gabriele Ciampi, dalla Casa Bianca ai Grammy: «Riparto da pianoforte e musica elettronica. Sanremo? Sì, ma senza pubblico»

Ciampi, dalla Casa Bianca ai Grammy: «Riparto dal mio pianoforte e dalla musica elettronica. Sanremo? Sì, ma senza pubblico»
Ciampi, dalla Casa Bianca ai Grammy: «Riparto dal mio pianoforte e dalla musica elettronica. Sanremo? Sì, ma senza pubblico»
di Rita Vecchio
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Lunedì 1 Febbraio 2021, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:43

«È nei momenti di difficoltà che si deve ripartire. La pandemia ci ha fatto piombare nella democrazia della musica: chiunque, adesso, può iniziare da zero. Va avanti chi ha idee e creatività». 


E lei? 
«Ho preso la musica classica e l’ho portata nella direzione elettronica. Questo periodo può essere vissuto come una straordinaria opportunità. Il negozio di famiglia (Ciampi Pianoforti di Roma, ndr), gli studi in Conservatorio, gli anni alla UCLA di LA, mi hanno dato un bagaglio di conoscenza tale da riuscire a reinventarmi. Come faccio in Opera, il mio primo disco sperimentale uscito qualche settimana fa (prodotto e mixato al The Village Studios di LA e masterizzato agli Abbey Road Studios di Londra, ndr). Brani come Fuga, It’s on me, She walks in beauty».


Gabriele Ciampi, compositore e direttore d’orchestra, è l’unico italiano ai Grammy Awards il prossimo marzo. Il concerto alla Casa Bianca nel 2015 (invitato da Michelle Obama), il sostegno alla comunità afroamericana, la direzione dell’orchestra di sole donne, i concerti in giro per il mondo e soprattutto fra Italia e LA, dove vive da quasi 10 anni, la colonna sonora - Infinito - per il libro fotografico di Donna Ferrato, Holy, dedicato ai diritti femminili che gli è valso la menzione sul The Guardian. 


Una colonna sonora per un libro?
«Credo di essere stato il primo.

Lavorato a distanza, la musica ha una sua vita indipendente seppure legata alle foto. Una bella collaborazione quella con Donna Ferrato, iniziata ai tempi di Obama». 

A proposito della Casa Bianca…
«Avevo mandato il mio primo album alla first lady. E sei mesi dopo mi ha chiamato. Lì per lì non realizzi, poi capisci che è un bel segnale per la musica italiana». 

L’arte è ferma in tutto il mondo. I Grammy si faranno?
«Sì. A metà marzo e senza pubblico. Impensabile saltare un’edizione, come lo sarebbe Sanremo».

Che vuole dire?
«Credo sia importante fare il Festival portando sul palco buona musica. Nave sì, nave no… Non si creda di fare un Festival assembrati come si è sempre fatto. La regola dei teatri vale per tutti, compreso l’Ariston. Qualche giorno fa ho lanciato una proposta: perché non decentrare i cantanti in gara nei teatri di alcune città simbolo italiane?». 

Le manca l’Italia?
«Sì. Ma tornerò per l’8 marzo, per un progetto internazionale a sostegno delle donne musiciste spesso lasciate in un angolo: ancora oggi vale il motto che se non metti i tacchi, in tv non esisti...».


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