Riuscirà a conquistare il successo sul suolo natìo Gabriele Miraglia, in arte Gabriele, nato a Partinico, paesone del Palermitano, professione cantante, ben conosciuto in Francia ma poco in Italia, dove musicalmente sbarca adesso, a 38 anni, con un singolo che le radio hanno accolto molto bene, «Una vita in più» (la versione originale, «Donnez-moi une vie en plus», è già un successo Oltralpe dove l’ep dell’artista è andato a ruba, con l’amore declinato in varie forme lungo sette brani)? Lui la racconta come la classica storia del ragazzo del Sud che fa i bagagli e parte cercando anzitutto lavoro.
«C’era comunque una forte propensione per l’esibizione: per niente timido, fin dalle canzoncine delle elementari, reclamavo sempre un pubblico di parenti, vicini di casa ed amici, mio padre mi mise in mano la prima chitarra e mi insegnò a suonarla». Ma da lì alla sala d’incisione il passo non è breve: c’è la gavetta dell’animazione nei villaggi turistici, una lunga esperienza che un giorno approda ad un provino per EuroDisney. Scritturato, subito. «Doveva durare tre mesi, è durata tredici anni». Tredici anni di lavoro ma anche di formazione. Per le parate ha dovuto andare a scuola di jonglerie (palline, clave, cerchi, bolas). Poi a quella di marionettista, contestuale a quella di recitazione. Poi a quella di ballo e si è specializzato in danza caraibica appassionandosi talmente a quei ritmi da diventarne, poi, maestro. Ma la musica era sempre un’urgenza. «Ho fatto per anni il corista ma l’esigenza era quella di venir fuori, di cantare da solista». Finché due autori-produttori – Jacqueline Taieb e Jean-Claude Dequeant – adocchiano quel talento e buttano giù «Donnez-moi une vie en plus» che diventa l’apripista dell’ep e comincia a circolare nelle radio francesi, nonostante diffondano nell’etere per l’80% artisti nazionali e per il restante 20% musica angloamericana (l’Italia in gran parte è limitata alla “Santissima Trinità” Tozzi-Ramazzotti-Pausini). Adesso Gabriele tenta l’avventura nel suo Paese. «Si capisce che la cadenza è francese, ho preso il “vizio” di accentare le finali ma, quando canto nella mia lingua, ho l’impressione che la voce si accenda di un colore più forte».