Fiorello: «L’anno prossimo niente Festival di Sanremo, ho già dato tutto»

Fiorello: «L’anno prossimo niente Festival di Sanremo, ho già dato tutto»
di Ilaria Ravarino
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Sabato 6 Marzo 2021, 01:08 - Ultimo aggiornamento: 01:21

Una «sorpresa» improvvisata, irritualmente, a pochi minuti dall’inizio della conferenza stampa del Festival. Non capita spesso che Fiorello convochi i giornalisti - di solito è la stampa a inseguirlo - ma ieri, intorno a mezzogiorno, è stato lo showman in persona a organizzare un incontro ristretto in videochat, per spiegare il suo punto di vista sul dibattuto andamento del Sanremo 2021 della ripartenza.

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Un Festival che l’artista siciliano, 61 anni a maggio, definisce subito «la sfida più difficile della mia vita.

E senz’altro non solo della mia. Oggi tutti fanno le cose con difficoltà: io ci provo a far sorridere la gente, ma anch’io ho le mie angosce. Quando salgo sul palco sono felice, è sempre una magia stupenda. Poi però esco da là, mi metto seduto in camerino, chiamo a casa, saluto mamma, ed escono fuori le insicurezze. Dopo uno show fatto in queste condizioni, posso fare di tutto. È come nuotare nell’acqua dolce con due pesi alle caviglie e senza pinne». Fa muro, Fiorello, a qualsiasi tentativo di leggere criticamente gli ascolti, in discesa dalla prima serata e leggermente risaliti giovedì. «Dieci milioni di spettatori sono un miracolo - dice - farli con tutta la roba che c’è in giro, con le piattaforme e il calcio in contemporanea, tra Juve, Milan e Inter, è un risultato straordinario. Non avrei voluto fare questo discorso, ma fateci un applauso perché ce lo meritiamo».

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ZERO AUTOCRITICA


Di aggiustare la formula di un Sanremo che, mai come quest’anno, ha spremuto la vena creativa del suo miglior uomo rischiando di inaridirla, non se ne parla. Anche perché a Fiorello, di fatto, la sovraesposizione non dispiace. Anzi: «Ho tanti difetti e pochi pregi: uno dei difetti è che sono egocentrico. Io voglio stare da solo. Al massimo col mio amico Amadeus. Se mi chiamano a fare il comico, non posso farlo con qualcun altro: diventerebbe una gara a chi lo fa meglio. Da anni lavoro da solo. Un conto è che vengo a una serata e basta, o che invito un ospite in un mio show. Ma quest’anno il festival lo si poteva fare solo cosi». Ma se Sanremo non alleggerisce come dovrebbe, e la risposta del pubblico è meno pronta del solito, la responsabilità è sempre e soltanto del momento storico. «Anche il conduttore o il comico più bravo del mondo sarebbe in difficoltà. Su questo palco non funziona il classico monologo comico: finisci le battute e c’è il vuoto, non sai nemmeno se funzionano. Quindi, e parlo per me, ho optato per una comicità da cazzeggio. Quando inizia la puntata sento che aria tira e capisco cosa posso o non posso fare. La gente a casa secondo me ha bisogno di buonumore, non di comicità sfrenata».

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NULLA CAMBIA
Di certo, secondo Fiorello, né le piattaforme, né il trionfo dei social, né le nuove modalità di visione potranno cambiare il Festival, «una delle poche cose che resterà sempre come vuole la tradizione - ha detto - e non credo che debba cambiare. A dirlo sono gli ascolti di questa edizione». Aldilà di ogni retorica sulla «soddisfazione incredibile» e sull’«esperienza unica» di un Sanremo a suo modo storico, l’ipotesi di un ritorno su quel palco nel 2022 si fa un po’ più lontana. «No, io credo sinceramente di aver dato. Sto in giro da più di trent’anni, e quando faccio uno spettacolo deve passare qualche anno tra un programma e l’altro. A Sanremo ho dato parecchio, ho fatto Baglioni e i due Amadeus. Se avrò la fortuna di arrivare ai settant’anni, se ne parlerà allora. Ma forse a settant’anni non ci verrò nemmeno. Finito il festival mi atterrò alle regole nazionali, starò a casa e spero di vaccinarmi presto. I 61enni sono terzi in classifica per i vaccini, tra poco ci sarà la mia generazione tutta ringalluzzita in fila».
 

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