Caparezza: «Con la musica prima era una scappatella, ora è amore vero»

Caparezza: «Con la musica prima era una scappatella, ora è amore vero»
Caparezza: «Con la musica prima era una scappatella, ora è amore vero»
di Rita Vecchio
3 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Giugno 2022, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 12:00

«Prima era una scappatella, ora la musica è amore concreto». Michele Salvemini, in arte Caparezza, ha la valigia pronta per i concerti dell’estate. L’antipasto sabato, quando parteciperà a “Una. Nessuna. Centomila”, l’evento musicale contro la violenza di genere che vedrà protagoniste Fiorella Mannoia, Emma, Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Gianna Nannini e Laura Pausini. Poi partirà per un tour estivo - al via il 25 giugno da Treviso - dove per la prima volta suonerà il disco platino “Exuvia”. «Sono in trepidante attesa», racconta. «Non riesco a smettere di pensare a come sarà trovarsi il pubblico di fronte».


Cosa si immagina?
«Un atto creativo. Musicisti, performer di musical, “oggettoni” di cartapesta, un “bosco”. Sono figlio di una insegnante di scuola elementare. Il paradosso è che io non ho mai partecipato a una recita, ma sono cresciuto vedendo mia madre organizzarle come fossero l’Eurofesitval (ride, ndr). Ne ero rapito. E adesso, tipo sindrome di Stoccolma, mi piace rapire le persone e immergerle nella mia visione di spettacolo e creatività».


Perché l’ha definito “tour da collezione”?
«È più cervellotico degli altri. E poi - mettiamola così - potrebbe essere l’ultimo live con il capello nero, prima di ritornare nel buco cosmico».


Parafrasando “Exuvia”, che significa cambiare pelle?
«Accettare il tempo che passa e che ci trasforma».


E Capa come è cambiato?
«Come raggrinzisce un tatuaggio. Passo dalla critica sociale a riflessioni varie».


Quanta saggezza.
«E chi lo sa se è sapienza. Sono stato sempre con la testa fra le nuvole e i piedi per terra».

Nel brano “La Scelta”, ci sono Beethoven e Mark Hollis. Come nel poster che ha per adesso alle sue spalle. Restano i suoi due poli?
«Sì.

Mi piace pensare che io abbia un po’ di entrambi: a Hollis mancava il lato vanesio del musicista e Beethoven aveva problemi di udito. Da sordo ha composto opere con una forza interiore fortissima. Esempio è “Al Chiaro di Luna”, brano d’amore su marcia funebre».


La sa suonare?
«Ho provato. È l’unico sparito che ho imparato con un tutorial».


Che pensa della scena musicale attuale?
«Che rispetto agli anni 70, è più forma che sostanza. Alla ricerca di hit, come vuole il pubblico. D’altronde, siamo in una condizione culturale di cui prendo atto. Io vivevo, vivo e vivrò nel mio mondo che ha regole diverse. Non lascio che sia Spotify a decidere la mia playlist».


Tornerebbe a Sanremo?
«No».


Risposta secca. Perché?
«Non sono in competizione, mi mette ansia il chiacchiericcio. Anche se la proposta musicale ora è migliorata ed è contemporanea. Più che Festival della musica leggera italiana, è il Festival della musica italiana».


C’è ancora del Mikimix in Caparezza?
«Condivido una manciata di cellule (ride, ndr). Da un punto di vista artistico non c’è più nulla. Vedi il brano “Mea culpa”. Allora non amavo la musica come adesso. Per sintetizzare: all’epoca la musica per me era una scappatella, ora è amore concreto».


Dopo l’estate, che farà?
«Tutelerò le mie orecchie. Andrò dall’otorino. E si vedrà».

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