Boosta: «Fare musica al tempo del Covid è più "Facile"». Dodici brani strumentali per Davide Dileo (Subsonica)

Boosta: «Fare musica al tempo del Covid è più "Facile"». Dodici brani strumentali per Davide Dileo (Subsonica)
Boosta: «Fare musica al tempo del Covid è più "Facile"». Dodici brani strumentali per Davide Dileo (Subsonica)
di Ferro Cosentini
4 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Ottobre 2020, 17:43

Facile. Perché, per Davide Dileo alias Boosta, “la musica è una cosa facile, o ti dà qualcosa o non te la dà. Il rapporto con la musica è binario ed è con ciascuno di noi”. Sarà la non facile stagione del covid-19, sarà che ci siamo tutti ritrovati più soli con noi stessi, ma il nuovo album del tastierista, compositore e fondatore dei torinesi Subsonica – “Facile”, dodici brani, fatica solista totalmente strumentale in uscita oggi – è un racconto in suoni di come individuo e musica possano fissarsi, e piacersi, senza troppo considerare il mondo là fuori. Per di più, i concerti sono ormai finiti nel cassetto dei divieti da Dpcm, quindi l’ascolto musicale si è fatto rito solipsistico.

Non è un caso che Boosta ci tenga a raccontare il suo album, e il suo momento di vita professionale, nel cuore del suo Torino Recording Club, sancta sanctorum con decine di tastiere, qualche pianoforte, una galleria di chitarre e tutte quelle macchine che servono a questa anomala popstar e raffinato compositore di colonne sonore (ne ha fatte anche per le serie tv Sky “1992” e “1993”) per dare forma alle sue creazioni.

«Se non ci fosse stata la pandemia – spiega in tutta sincerità Boosta – Questo nuovo capitolo della mia carriera artistica sarebbe partito, penso, tra quattro o cinque anni. I meccanismi con la band li si conosce: disco, tour, poi disco e ancora tour. Ma dopo Microchip temporale l’astronave Subsonica ha messo i motori al minimo. Mi sono ritrovato qui dentro, e ho preso la palla al balzo». Quel che ne è nato è un album dove sonorità e rumoristica in libertà, provenienti da fonti sia elettroniche sia analogiche (nastri) dal sottofondo sporcano, interferiscono e graffiano i suoni di pianoforti e tastiere in superficie. Poca o nessuna melodia, più uno scorrere di accordi, per un disco che l’autore definisce “dilatato e indefinito, come un tratto a matita”. Con riferimenti alti come «Erik Satie, Federico Mompou, Chilly Gonzales e The Köln Concert di Keith Jarret, il mio disco della vita».

Insomma, non esattamente un gioco easy listening. «Creare brani strumentali mi ha liberato dall’esigenza di dover osservare ciò che succede nel mondo – spiega Boosta – In più, sentivo l’esigenza di fare qualcosa che mi piacesse ascoltare.

Il pop è un’altra cosa, è dover cedere a compromessi. Ora come ora non penso per canzoni».

Forse anche perché il momento pop non esalta Dileo: «Oggi è come se il toner della grande fotocopiatrice della musica si sia scaricato: escono idee sbiadite e molto simili tra loro. Sono un vorace ascoltatore di musica quindi il mio giudizio non è superficiale. Oggi molte cose mi sembrano uguali. La grammatica della musica sta diventando un Bignami. Siamo invasi da brani che corrono al ritornello perché la complessità spaventa e, con il pollice facile su Spotify, l’utente ti molla subito». Gli unici “testi” dei brani di “Facile” sono i titoli: «Mi sono divertito a crearli – spiega Boosta – in fondo loro hanno il compito di spiegare cosa ci sentivo dentro io, ma l’ascoltatore ha tutta la libertà di trovarci altro. È questa la magia della musica strumentale».

Ben definiti sono invece i pensieri che Davide Dileo ha sul difficile momento che stiamo vivendo in Italia: “Mi sono ripromesso di non fare polemiche, ma come cittadino devo parlare – conclude – Questa classe dirigente non è all’altezza. Non sento sicurezza da parte loro. Non ho fiducia nelle capacità di governo del nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte, né del Ministro della Cultura Dario Franceschini. Li ritengo semplicemente inadeguati. La risposta di Franceschini è stata da uomo piccato e offeso, non è entrato nei meriti delle critiche mossegli dal mondo artistico, non c’erano cifre nelle sue parole. Da un ministro io tutto questo me lo aspetto. Il dovere di chi ci guida è spiegarsi. Per usare un’immagine chiara, io le chiavi del mio studio a questa gente non le darei». E buon ascolto.

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