Era musica meravigliosa e leggera, anzi leggerissima, quella del Maestro che ieri ci ha lasciato. Franco Battiato ha ridefinito il concetto di leggerezza nella nostra cultura musicale. Ci ha insegnato, per citare Italo Calvino, a considerare la leggerezza un valore, anziché un difetto.
Battiato possedeva la leggerezza del trapezista: con le sue canzoni riusciva a volteggiare senza peso, elegante, dall'alto in basso. Da Wagner ai sintetizzatori pop, tra citazioni filosofiche, cosmogonie orientali e sentimenti semplici e umanissimi. Restando come per miracolo per nostra grande fortuna - sempre senza un centro di gravità. Un po' come tutti, nei suoi testi apprezzavo il suono della nota e il suono della parola stessa, capaci di incantare e portarti per mano, in una armonia unica. Non è mai stato un poeta politico. Ma ricordo alcuni versi pieni di significato su quello che accadeva attorno a noi: «Questo secolo oramai alla fine, saturo di parassiti senza dignità, mi spinge solo ad essere migliore con più volontà». Un lampo. Ecco la sua grandezza e magia.
Io ora Battiato lo immagino fluttuare, sempre leggerissimo, tra le correnti gravitazionali che ha cantato.
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