L'ambiente e la tradizione nel segno della musica Suoni e balli per 150mila

L'ambiente e la tradizione nel segno della musica Suoni e balli per 150mila
di di Ilaria MARINACI
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Domenica 25 Agosto 2019, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 19:51

Quando il grande semicerchio di luminarie si accende, la piazza davanti all'ex Convento degli Agostiniani comincia a saltare. Sanno le migliaia di pizzicati (150mila circa) arrivati a Melpignano che di lì a pochi secondi partirà la musica e, con il suo ritmo incessante e ipnotico, il rito della Notte della Taranta rivivrà. Ancora una volta. L'effetto scenografico creato da MarianoLight riesce alla perfezione: le 21mila lampade al led, sovrastate dal ragno, simbolo dell'evento, disegnano la metà di un tamburello che si chiude nell'abbraccio del pubblico per formare una ronda dove si suona, si canta e si balla. Fin dal pre-concertone che scandisce l'attesa. Sul palco i 60 bambini della Piccola Ronda, poi l'Orchestra dei Braccianti con il suo messaggio forte contro il caporalato, e, infine, Nando Citarella e i Tamburi del Vesuvio, con un progetto che spazia dalla Campania a Cuba. Sempre prima del concertone, un doveroso omaggio alla Simpatichina, Niceta Petrachi, scomparsa ieri, sulle note di Malachianta, è stato fatto dal direttore artistico Daniele Durante alla chitarra, Gianluca Longo alla mandola e Enza Pagliara alla voce.
Temi sociali, emergenze ambientali, recupero delle tradizioni musicali: c'è tutto questo nel calderone dell'evento più atteso dell'estate salentina. Alle 22.40 con l'ingresso sul palco del maestro concertatore Fabio Mastrangelo, che dirige a Mosca la Russian Philharmonic, parte la diretta su Raidue e inizia lo show. La novità di questa edizione è l'incontro di due orchestre, quella popolare della Notte della Taranta e quella sinfonica della Oles, che si fondono e confondono anche a livello visivo in una sola. Il tentativo più o meno riuscito è quello di mescolare la pizzica nostrana con il sinfonismo russo. Sul primo brano, Taranta di Lizzano, ci sono tutti: i 44 musicisti, le voci dell'Orchestra Popolare (Consuelo Alfieri, Alessandra Caiulo, Stefania Morciano, Enza Pagliara, Michela Sicuro, Antonio Amato, Salvatore Galeanda e Giancarlo Paglialunga, ma non si può non notare le assenze di Alessia Tondo e Antonio Castrignanò) e il corpo di ballo al completo con i ballerini popolari e gli accademici, che rinnovano anche nella danza la commistione fra tradizione e classicità sulle coreografie di Davide Bombana. Ospiti anche qui tre eccellenze salentine che si stanno distinguendo in Italia e all'estero, protagonisti di alcuni assoli: Gabriele Corrado, Elena Marzano e Luigi Campa. Elisa, la prima ospite in scaletta, arriva già sul secondo pezzo e incanta tutti con la sua interpretazione precisa e partecipata di Pizzica di Galatone in dialetto salentino. Il pubblico canta su L'acqua te la funtana, mentre tutte le voci sono di nuovo protagoniste per Pizzica di San Vito.
Il recupero della coralità è l'obiettivo che si è dato quest'anno il direttore artistico del Concertone, Daniele Durante, e, nel computo finale, i brani eseguiti tutti insieme saranno i tre quarti del totale. Su La coppula si inseriscono le incursioni rap di Guè Pequeno e il violino del virtuoso leccese Alessandro Quarta, mentre con Fuecu le due orchestre si prendono la scena, prima dell'arrivo di Enzo Avitabile, che interviene con la sua inconfondibile voce sulla Pizzica di Cellino. Una prima esecuzione come pure per Lu vecchiu. Si canta a coppie su Aria Caddhipulina, il brano con cui, negli anni scorsi, Castrignanò fomentava la piazza. Elisa, intanto, non sfigura neanche con il griko sul brano Aremu, un banco di prova importante, mentre Pequeno duetta con le voci su Lu sule calau. Si presenta con un assolo l'altro ospite, il chitarrista classico Maurizio Colonna, che propone il suo brano Taranta (Homage to Salento) per chitarra e percussioni. Dopo Dici ca nu me voi, arriva sul palco la voce dell'Africa Salif Keita con la canzone Yamore, portata al successo con Cesaria Evora, che qui a Melpignano rivisita con Morciano e Colonna. E l'emozione è palpabile.

 

L'allegria contagiosa su Lu zinzale e Santu Paulu, inframezzati da Antidotum tarantulae, invade la piazza, mentre Ela, Ela-mu condà e Serenata Alto Salento precedono Pizzica di Torchiarolo con la Pagliara che duetta con Avitabile. Si salta sulle note di Teresina e Senza camisa ma è con Africa e la seconda apparizione di Keita, che si fa appello alla fratellanza fra i popoli. Elisa torna con la sua Luce, il brano che trionfò a Sanremo nel 2001, in un'inedita versione arricchita dalla presenza di tamburelli, e la consacrò, mentre Tamburu con i cantanti tutti armati di tamburello resta uno dei momenti scenograficamente più suggestivi. Canzoni mai eseguite, come La mujere vascia, Nu te la pijare e La furesta di un'intensa Caiulo, si alternano a pezzi cult come gli stornelli, Rotulì rotulà e la Pizzica indiavolata, in cui torna protagonista Quarta tarantolato col suo violino, che presenta anche una sua composizione scritta per l'occasione, Lu core miu. Si va verso il gran finale. Il ritmo sale con Vinne de Roma e Pizzica di Sannicola, ma c'è tempo per riflettere sulla violenza contro le donne nell'inedito U pecuraru riproposto da Enzo Avitabile che culmina nel grido delle voci femminili al pubblico: nu se cide per amore. Fra Quant'ave e Lule lule, c'è ancora spazio per Pequeno nella Pizzica di Corigliano e Enzo Avitabile con la Tarantella di San Michele. La notte è già alta quando le note inconfondibili di Calinitta, con artisti e ospiti tutti insieme sul palco, danno la buonanotte al popolo della Taranta e l'arrivederci al prossimo anno.
 

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