La Rai diventa davvero Fuortes quando chiude il portone ai raccomandati

La Rai diventa davvero Fuortes quando chiude il portone ai raccomandati
di Marco Castoro
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Lunedì 16 Maggio 2022, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 09:41

La Rai diventa davvero Fuortes quando si chiudono i lucchetti ai raccomandati. Sia alle porte di entrata di Viale Mazzini sia ai cancelli di Saxa Rubra. Sia nelle stanze di comando nelle quali molti responsabili e autori prendono le decisioni per “grazia ricevuta”, non certo per competenza e bravura. Stiamo parlando della più grande azienda culturale del Paese, la più amata dagli italiani. Non si può mettere in gioco la reputazione ingaggiando la moglie di Tizio e l’amante di Caio, per non parlare di coloro che hanno la spinta dei politici e delle lobby più potenti. Le entrate dovute all’accordo sul canone richiedono trasparenza nei progetti e negli incarichi. Finora l’a.d. Carlo Fuortes si sta muovendo bene. Non ha paura di spezzare qualche filo spinato piantato dai suoi predecessori o da esponenti di quei partiti politici, che tutti ripetono da anni di volerli fuori dalla Rai ma che invece nessuno riesce a impedire la lottizzazione.

La presa di posizione contro i talk che creano stati confusionali tra i telespettatori - e che fanno del pollaio, del tifo e della rissa verbale una prerogativa allo scopo di strappare un punto in più di share - non possono appartenere al blasone Rai. Così come quei programmi che amano e ospitano il trash. Finora Fuortes ci ha convinto perché ha dimostrato di avere quel coraggio che non lo fa succube dei “poteri forti”.

Appartiene alla squadra dei “Draghimen”e quindi ci aspettiamo anche da lui lo stesso pragmatismo del capo del governo.

Ridare smalto alla musica classica con una striscia giornaliera su Rai3 in una fascia oraria, quella dell’Access Prime Time, dove sugli altri canali le chiacchiere la fanno da padrone è un grande segno di forza. Una sfida vinta perché il programma di Corrado Augias “La gioia della musica” viaggia intorno al 5% di share. È un risultato da incorniciare perché pareggia (se non vince) con i programmi sulle reti competitor che discutono della guerra in Ucraina. Ottima anche l’idea di dare il via al format “Dilemmi”, il programma ideato e condotto dallo scrittore Gianrico Carofiglio, il quale per garantire un dibattito civile chiede agli ospiti di seguire delle precise regole, a cominciare dallo stesso tempo a disposizione e senza interrompere l’interlocutore. Così come è stato giusto cambiare il direttore del Tg1, scegliendo Monica Maggioni, la persona giusta al posto giusto. Dove forse i vertici aziendali hanno un po’ esagerato è nella scelta dei responsabili di RaiSport che in poco tempo - con delle decisioni un po’ ardite e discutibili - sono riusciti a creare del caos e a mettersi tutti contro.

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