Gualazzi: Salento, arrivo. E con la Taranta ci divertiremo

Gualazzi: Salento, arrivo. E con la Taranta ci divertiremo
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 25 Giugno 2017, 21:25 - Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 00:02
La voce. Ecco, quella già suona. Annuncia, ma non svela. Parla, ma non canta. Non ancora. E comunque sia, tutto, dall’estensione al timbro, nella modulazione filtrata dalla connessione, nell’emozione mediata dal racconto, tutto in questa conversazione sembra esattamente quel che è, e cioè il soundcheck dell’estate. Qui c’è solo una stagione, diciamolo, per quanto affollata e abbondante. Il resto è il tempo dell’attesa, un po’ freddo, un po’ umido, un po’ noioso. Ma quando arriva, l’estate arriva alla grande. Sicché c’è un solo ritmo, uno solo; quel che rimane è sottofondo, se non degenera in frastuono. Puoi crederlo infernale, accelerato. Scatenato. Anche quando appare lento, cadenzato. Meditato. E invece è solo ritmo ancestrale. Leggero e profondo. Ed è lì, vorticoso; da sempre dentro. Nelle corde della memoria remota. Aspetta solo di mettersi e rimettersi in moto. Di risuonare. Di vibrare. E quando pizzica…

La voce di Raphael Gualazzi. Ha sonorità jazz, timbro blues, tonalità fusion. Lui è il nuovo maestro concertatore della Notte della Taranta. Edizione numero 20. Dedica speciale alla Pace, tema conduttore dei suoi lavori negli ultimi anni. Love Life Peace. Messa così, si direbbe il tipo giusto al posto giusto. C’è un cuore che batte nel cuore del Salento, nel cuore dell’estate. Nel cuore del Mediterraneo. L’incrocio dei luoghi è già intreccio di volti e di culture. Di storie. Venti anni. Si chiude un ciclo, se ne apre un altro. A ritroso trovi i nomi che hanno fatto la fortuna di una tradizione musicale, di una vena antropologica ribollita in salsa indiavolata, a lungo racchiusa nei confini dei poderi, distesa sui lenzuoli dei cerimoniali coreutici e terapeutici, tramandata nei racconti familiari, testimone di un passato rimosso, e se non rimosso dimenticato dopo essere stato studiato, sezionato, svelato. L’oblio è pratica culturale, a volte. Antidoto alla disperazione della miseria. Le tarantate, le sofferenze, le lotte, le proteste. I campi assolati, il lavoro sfibrante, gli amori fugaci, taciuti, sognati. Il veleno è nella mente. Ma quando il mito incrocia la musica, ecco la magia. La Notte della Taranta è un incantesimo. E lui, Gualazzi, il nuovo mago di questo rito collettivo, di questo fenomeno di massa, di questo ballo apotropaico che tutto tiene e tutti avvolge. E tutto smuove.

Arriva oggi. Benvenuto. Tocca a lui dopo Daniele Sepe, il primo, e poi tutti gli altri: Piero Milesi, Joe Zawinul, Vittorio Cosma, Stewart Copeland, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Ludovico Einaudi, Goran Bregovic, Giovanni Sollima, Phil Manzanera e Carmen Consoli. Start immediato: Raphael Gualazzi comincia domani la prima parte del lavoro sul campo, base operativa - come sempre - a Zollino, sala attrezzata del centro anziani. Due mesi esatti al concertone del 26 agosto, a Melpignano, evento finale di un festival-ragnatela, 18 tappe disegnate intorno alla Grecìa e oltre, quest’anno con la novità delle piazze di Nardò e Torre San Giovanni. Prima full immersion con l’orchestra, questa. Quattro giorni, pausa, e altri quattro la settimana successiva (sono uno stacanovista, assicura). Poi stop per causa di forza maggiore, il tour estivo che da metà luglio porterà Gualazzi prima a Firenze, poi a San Benedetto del Tronto e infine, sabato 29 luglio, a Trani, in piazza Duomo. Dal primo agosto seconda sessione di prove. Tutto d’un fiato fino alla serata clou. La Puglia è stata una delle prime regioni ad accogliermi, dice, difficile fare la classifica dei luoghi, del calore, dell’entusiasmo della gente. È una terra meravigliosa, aggiunge, e lo dico per essere stato un po’ dappertutto: Lecce, Otranto, Brindisi, Bari. C’è un’attenzione tutta particolare alla musica, spiega. E non ha visto ancora tutto. Coraggio, siamo solo all’inizio.

Con lui torna il pianoforte (forse anche i cinema all’aperto e i riti dell’estate; per le gonne molto corte vediamo di attrezzarci, e comunque è altra musica; piccola divagazione). Lo strumento a coda era apparso sulla scena con Einaudi, il maestro della stagione raffinata e colta, della contaminazione ricercata. Poi più nulla. Gualazzi ha visto e studiato, letto e sentito. Parlato. I primi contatti con Daniele Durante, il direttore artistico del Concertone; i primi ascolti. Ci sono state edizioni bellissime, dice ora il nuovo maestro, ricche di idee e spunti interessanti. Impossibile fare una classifica, aggiunge, sarebbe ingiusto e non terrebbe in conto che ogni proposta, sotto il profilo qualitativo, è stata unica nel suo genere. Il segreto di un successo straordinario credo abbia profili evidenti: basta lasciarsi abbracciare da questa cultura musicale, dalla voglia di contaminare e farsi contaminare, dall’apertura al nuovo e all’altro così contagiosa giù nel Salento. La vostra particolarità, e insieme la specificità della Notte della Taranta, è nella capacità di innovare su radici culturali profonde e salde. Quando penso alla tradizione musicale penso a questo. E il festival, non solo l’evento conclusivo, è una straordinaria manifestazione di italianità. Anzi: è come se rappresentasse la cultura italiana all’ennesima potenza. Nel Sud tutto questo si avverte, tanto. E produce molto: un humus meraviglioso da cui sbocciano artisti eccellenti. Li conoscete. La musica è uno straordinario vettore di sentimenti e di talenti: il vostro idioma, che è una lingua e non un dialetto, sposa le sonorità versatili della cultura mediterranea. Et voilà.

Pizzicato, di già? Un momento. Sono di Urbino, racconta, città universitaria, ed è lì che per la prima volta sono venuto a contatto con questi suoni travolgenti. Ma credo che la pizzica sia un’esperienza vissuta da tutti, in modo differente, in circostanze diverse. Come un ritmo che, non sai come, porti comunque dentro. L’ultimo incontro, invece, quello decisivo, il 13 maggio scorso: Vicenza, festival jazz. Ecco, jazz: ci sono incroci pressoché inevitabili. L’orchestra del Concertone ospite d’eccezione all’evento e Raphael Gualazzi in incognito accompagnato da Durante e Massimo Manera, presidente della Fondazione Notte della Taranta. Lui ha visto tutti, nessuno ha visto lui. Prova convincente (e per i vicentini entusiasmante, vedere le foto): sì, la risposta definitiva alla proposta. Pochi giorni e il 31 maggio la presentazione, a Roma, del festival di musica popolare più importante d’Europa presso il Ministero dei Beni culturali, con Dario Franceschini e il governatore Michele Emiliano. Più Gualazzi, un po’ intimorito, un tantino spaesato. Dico la verità? Ero entusiasta, ma a disagio per l’ambiente estremamente formale. Sul palco - nota dell’autore - sarà tutt’altra musica.

Però, ecco, che musica sarà, maestro? Porterò il mio contributo, spiega, che non si limita al blues ma a tutte le cromie afro-americane. Il mio bagaglio è di matrice classica, i due ambiti si fonderanno tra loro in un quadro di totale rispetto verso la musica con cui sono chiamato a confrontarmi e che considero un autentico e prezioso patrimonio culturale. Sarà una Notte della Taranta all’insegna di tutti i colori musicali e dell’incontro fondamentale con l’orchestra e con le professionalità che la compongono. Io sarà con loro, col pianoforte, e canterò. Li ho visti all’opera, bravissimi. Il mio apporto non sarà invasivo o pretenzioso: la tradizione resta la matrice di riferimento. Ho ascoltato dei brani di una bellezza sconvolgente. Ci divertiremo: il divertissement sarà il fil rouge di questa edizione. Ci saranno molte persone che vorranno ballare e scatenarsi. Le accontenteremo e le sorprenderemo. Anche perché con noi sul palco ci saranno ospiti eccezionali: Suzanne Vega, Tim Ries, Yael Deckelbaum e Pedrito Martinez. Domanda: e se dovesse arrivare il bis per l’anno prossimo? Io sono già onorato di questo incarico, la risposta. È davvero una bellissima esperienza essere qui, partecipare a questa edizione, così attesa, così importante. Divertiamoci. Al futuro penseremo dopo.

Quello che resta da dire, lo diremo domattina. Stasera ho voglia di cantare, di gridare, di ballare in riva al mare. Stasera ho voglia di cantare, di gridare, di abbaiare come un cane. Stasera ho voglia di cantare, di gridare e poi ricominciare. Benvenuto, maestro. Questo è il posto giusto.
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