Elisa: la mia pronuncia salentina grazie a una chat con Giuliano, Emma e Ale

Elisa: la mia pronuncia salentina grazie a una chat con Giuliano, Emma e Ale
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Sabato 24 Agosto 2019, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 19:15

Per essere sicura di non sbagliare con il dialetto salentino, Elisa ha creato una chat su whatsapp con Emma Marrone, Alessandra Amoroso e Giuliano Sangiorgi. «Mi hanno mandato tanti messaggi vocali per spiegarmi, ad esempio, come dire beddha nel miglior modo possibile. Emma mi ha suggerito di pronunciarlo come il th in inglese», ha spiegato l'artista triestina durante la conferenza stampa di ieri, facendo ascoltare anche le voci dei suoi colleghi intenti ad istruirla in un siparietto molto divertente. La cantante protagonista proprio in questi giorni al cinema nel film della Disney, Il Re Leone, già campione di incassi, in cui presta la voce alla leonessa Nala è alla sua prima esperienza sul palco di Melpignano, pronta a incantare le migliaia di pizzicati in arrivo nel piccolo comune della Grecìa. «La Notte della Taranta dice è un evento globale e io sono onorata di essere qui».
Il primo brano che canterà sarà Aremu, in griko. Che emozioni ha provato ad accostarsi a questo pezzo?
«Aremu è un testo nostalgico con una melodia molto potente. Non capisco il vostro dialetto, quindi ho chiesto subito che mi mandassero, con i brani, anche tutte le traduzioni. Sono suoni molto musicali, hanno appoggi forti, con punti molto morbidi e altri molto ritmici, sia dentro il testo che nella melodia. C'è qualcosa di estremamente struggente sia in questa canzone che negli altri pezzi che ho la possibilità di cantare».
Come le sembra questa riproposta della pizzica? «Sto facendo quasi una sorta di viaggio-studio nel Salento. Sto capendo e conoscendo meglio questa terra, vivendo l'incontro con una cultura profonda e antica. Ma dentro tante persone con cui ho parlato in questi giorni c'è una propensione ad una modernità sana che è molto propositiva e mi fa ben sperare. Trovo molto fertile questo ponte, che vi vede ancorati alle radici ma con una mentalità molto aperta alla sperimentazione. Un'attitudine perfetta per affrontare il tempo di oggi». L'incontro con l'Orchestra com'è andato? «Guardo, ascolto, assorbo. In sala prove mi sono emozionata a sentire tutti i tamburi suonati dai musicisti. È stata un'esperienza sconvolgente in senso positivo, sia a livello uditivo che visivo, perché le mani si muovono in un modo impressionante. Gli orchestrali, mentre suonano, parlano e sorridono fra di loro come se fosse naturale quel movimento così veloce e articolato. Sono rimasta colpita da queste donne e uomini capaci anche di avere ruoli multipli, suonare prima il tamburello, poi la fisarmonica e cantare anche. Ho scoperto, infine, i bambini eccezionali della Piccola Ronda e mi piacerebbe, se fosse possibile, che nel mio brano si esibissero con me». Nei giorni scorsi, ha svelato di avere origini gallipoline per parte paterna. «La storia di mio padre è pittoresca, rocambolesca e non mi dilungherò a raccontarla. Il suo nome è Franco Piro, soprannominato Marino, è nato a Bassano da genitori gallipolini e sapeva suonare tanti strumenti diversi, pur non avendo mai studiato. Anche io ero uguale da piccola e qui, in un certo senso, ritrovo le mie radici».
I.Mar.
 

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