Icona di stile, elegante signora dagli occhi celesti che incanta il pubblico con un’interpretazione di “I Will Survive” profumata di notti newyorchesi. L’ironia e l’autoironia sono espressioni della sua intelligenza e classe mentre sulla scena si muove come un airone dalle piume blu, con i capelli argentei legati in uno chignon che le incorniciano il volto aristocratico che lascia trasparire quadri di vita passata. In una sola parola, Drusilla Foer. L’attrice, cantante e autrice di successo, originaria toscana, in realtà è il personaggio riuscitissimo creato da Gianluca Gori. Sarà stasera alle 21 a Grottaglie, alle Cave di Fantiano, e domani alla stessa ora a Brindisi nel Capannone ex Montecatini per la stagione estiva del Comune. Due serate organizzate in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
“Eleganzissima estate” è il titolo dello spettacolo, un viaggio fra gli aneddoti tratti dalla vita straordinaria di Madame Foer costellata di incontri e grandi amicizie con persone fuori dal comune e personaggi famosi, fra il reale e il verosimile. Tra le altre cose, Drusilla Foer ha tenuto una conferenza Ted nel 2019 sulla rinascita ed è stata co-conduttrice, assieme ad Amadeus, della terza serata del 72º Festival di Sanremo. Viene poi chiamata a presentare i David di Donatello 2022 e a condurre l’Almanacco del giorno dopo.
Drusilla, come definirebbe Eleganzissima Estate?
«È una sorta di esplosione energetica di musica, di racconti, di temi.
Cosa è cambiato nella sua vita dopo la partecipazione al Festival di Sanremo?
«In primis, è cambiata l’attenzione nei confronti della mia attività in termini numerici. Da parte mia, è cambiata la percezione di ciò che faccio. Ho sempre condotto il mio lavoro con grande entusiasmo, grande impegno, nel rispetto della mia integrità. Ora, si è innescata una forma di responsabilità. Ho la consapevolezza di rappresentare un personaggio ascoltato; molte persone affidano alle mie parole la propria visione delle cose, sono interessate a ciò che penso anche prima di essere interessate a ciò che faccio. Si è vitalizzato il rapporto con il pubblico. Non è assolutamente un sentimento pesante, ma irrora la mia anima».
Come definirebbe “lo spettacolo”?
«È una forma di espressione e, come tale, è un veicolo di espressione di un pensiero, di un talento, di una capacità. Alla base di tutto c’è un’urgenza che diventa privilegio: la possibilità di puntare i riflettori sul proprio punto di vista».
Qual è il suo rapporto con il pubblico?
«Uno scambio continuo e incessante. Il pubblico chiede di essere ascoltato. Ciò crea un canale. Il teatro non è fatto solo da chi sta sul palco, anche da chi a siede in platea in maniera attiva».
Considera faticosa la sua vita artistica?
«No, sono una persona che conosce i propri limiti oltre i quali, probabilmente, perderei la mia natura. Ciò è sicuramente una forma di dovere nei miei confronti e nei confronti di chi mi ascolta, ma non è faticoso. So difendermi dalle pressioni e dalle sovraesposizioni, rispetto uno standard di vita privata, pubblica e culturale che mi permette di stare serenamente al mondo».
Cosa è l’eleganza?
«Una donna non è elegante perché indossa degli abiti; lo è se li sa indossare».