“Io, Don Chisciotte”, a Lecce il prodigio della danza Francesco Daniel Costa

“Io, Don Chisciotte”, a Lecce il prodigio della danza Francesco Daniel Costa
di Giorgia SALICANDRO
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Martedì 11 Febbraio 2020, 20:53
Un percorso visionario, tenace, radicale, dai mulini a vento del classico di Cervantes a un’auto in rottami che racconta la corsa dell’uomo contemporaneo. Parla del sogno come esigenza esistenziale senza tempo “Io, Don Chisciotte”, il nuovo lavoro che l’applaudito coreografo Fabrizio Monteverde firma per il Balletto di Roma, in scena al Politeama Greco venerdì 14 febbraio alle 20.45. E sul palco di Lecce, la sua città, torna da protagonista Francesco Daniel Costa, prodigioso ballerino partito dal capoluogo barocco a soli tredici anni per seguire la passione della danza, e che ora in scena sembra raccontare la sua stessa storia intrecciata a quella di Don Chisciotte.

Approdato a Roma, alla Scuola del Teatro dell’Opera, diventa poi componente del corpo di ballo del Teatro alla Scala e di nuovo all’Opera di Roma, porta avanti in parallelo una carriera televisiva che passa dal cast di Amici di Maria de Filippi, nel 2013 entra a far parte del Wiener Staatsballett, il Balletto di Stato di Vienna, dove viene nominato demi-solista nel 2016 e dove quest’anno, dopo le tournée con il Balletto di Roma, tornerà finalmente da solista.

A Lecce sarà il Don Chisciotte immaginato da Monteverde, un sognatore fino alle estreme conseguenze, un mendicante senza fissa dimora che vive sul proprio corpo il percorso delle illusioni e delle delusioni. «Mi riconosco in questo personaggio, per la follia che lo muove – commenta Francesco Daniel Costa – che sia fallimentare o di successo, il sogno è sempre una strada da intraprendere e ha sempre senso continuare a lottare».
Il suo, di percorso, è iniziato per caso: avrebbe voluto fare karate, racconta, invece si è ritrovato a studiare danza moderna e hip hop, un po’ per gioco un po’ per seguire i fratelli che – una lunga storia a parte – hanno tutti condiviso la passione per la danza e ben sei su nove della grande famiglia sono diventati professionisti. «Siamo sparsi nel mondo ma mi piacerebbe, un giorno, poter condividere la stessa scena con loro» commenta Francesco.

Chissà. Sognare, del resto, è cosa legittima anche se non esente da pericoli, sembra dirci lo spettacolo firmato da Fabrizio Monteverde, che si apre con un monologo tratto da “Don Chisciotte, diario intimo di un sognatore” di Corrado D’Elia, dedicato non a caso a chi ha scelto la via del teatro: «A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento (…) A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione. A tutti i cavalieri erranti. In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene... A tutti i teatranti».
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