«Quando sono nato io, mio padre aveva 50 anni e, per giocare con me e mio fratello Manuel, voleva stare seduto. Allora, si inventò il teatro lampo: scriveva soggetti impegnati e ce li faceva recitare nel salotto di casa davanti a gente come Gino Cervi, Paolo Stoppa e René Clair». Con un’infanzia così, Vittorio De Sica non poteva davvero pensare che suo figlio Christian potesse fare qualcosa di diverso dall’attore. Oggi è uno dei più amati in Italia e ne sono prove ulteriori l’accoglienza da rockstar che gli hanno riservato ieri mattina gli studenti e ieri sera il pubblico del Multisala Massimo di Lecce. Grande protagonista italiano iniseme ad Elio Germano, al Festival del Cinema Europeo diretto da Alberto La Monica e Cristina Soldano, che si chiude oggi, De Sica (che sostiene che «il Salento e Lecce sono un set naturale per il cinema») è stato premiato con l’Ulivo d’Oro alla carriera. Ascoltarlo parlare è come vedere un grande film, in cui recita tutto il gotha del cinema italiano, dal dopoguerra ad oggi.
«Ne ho contati 106, perché metto dentro pure le partecipazioni. Il primo è stato un film per la tv sulla vita di Blaise Pascal, diretto da Roberto Rossellini, perché, all’epoca, ero fidanzato con sua figlia Isabella. Mio padre voleva che continuassi gli studi e non mi aiutava a debuttare come attore. Quindi, andavo a rompere le scatole a Rossellini, che mi fece recitare nel ruolo dell’avvocato dell’imputata in un processo di stregoneria. Roberto, in quell’occasione, mi disse “Fai un po’ de meno, nun fà come tu padre”. Detestava gli attori, pensava che facessero sempre troppo. Da lì ho cominciato con le comparsate, finché non è arrivato “Sapore di mare” e il resto è storia».
«Sì, il mio primo film come regista che si intitolava “Faccione” con Nadia Rinaldi. Scrissi la storia pensando ad un’amica mia e di Carlo Verdone, che raccontava a noi ragazzini un sacco di balle. Aveva capito che, per evadere dal grigiore della sua vita, doveva usare la fantasia e si inventava flirt in America con James Brown e altre simili “frescacce”. Come regista ho fatto pochi film, alcuni sono andati bene, come “Uomini uomini uomini” e “Il conte Max”, altri non hanno avuto successo, come l’ultimo “The Clan”. Dopo questo flop, mi sono avvilito e ho preferito dedicarmi ai cinepanettoni».
«I giovani hanno portato linfa nuova nella commedia italiana. È grazie a loro se questo genere è andato avanti per tanti anni. Mi auguro di fare presto un altro film con lui, ne stiamo parlando, perché è stata una frustata di vitalità. Sembra una sciocchezza ma far ridere per più di un’ora è la cosa più difficile. Gli attori comici sono dei bravi “battutari”, ma non bastano senza uno sceneggiatore che fornisce una situazione comica».
«Chi non vorrebbe fare un film con Zalone! Di corsa lo farei, anz
«Walter è un personaggio completamente diverso da quelli che faccio di solito, misogini, maschilisti, prepotenti. Non ho mai recitato in un ruolo così tenero, quasi infantile. Un film scritto e diretto da una donna, Caterina Carone: un uomo non ne sarebbe stato capace. Racconta un’amicizia fra un uomo della mia età e una donna un po’ più giovane. Un piccolo film, che esce nelle sale con 15 copie, ma che andava fatto perché mi fa crescere come attore».
De Sica: «Il Salento set cinematografico naturale»
Sabato 23 Aprile 2016 di Ilaria MARINACI
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