De Sica: «Il Salento set cinematografico naturale»

De Sica: «Il Salento set cinematografico naturale»
di Ilaria MARINACI
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Sabato 23 Aprile 2016, 18:44 - Ultimo aggiornamento: 18:46
«Quando sono nato io, mio padre aveva 50 anni e, per giocare con me e mio fratello Manuel, voleva stare seduto. Allora, si inventò il teatro lampo: scriveva soggetti impegnati e ce li faceva recitare nel salotto di casa davanti a gente come Gino Cervi, Paolo Stoppa e René Clair». Con un’infanzia così, Vittorio De Sica non poteva davvero pensare che suo figlio Christian potesse fare qualcosa di diverso dall’attore. Oggi è uno dei più amati in Italia e ne sono prove ulteriori l’accoglienza da rockstar che gli hanno riservato ieri mattina gli studenti e ieri sera il pubblico del Multisala Massimo di Lecce. Grande protagonista italiano iniseme ad Elio Germano, al Festival del Cinema Europeo diretto da Alberto La Monica e Cristina Soldano, che si chiude oggi, De Sica (che sostiene che «il Salento e Lecce sono un set naturale per il cinema») è stato premiato con l’Ulivo d’Oro alla carriera. Ascoltarlo parlare è come vedere un grande film, in cui recita tutto il gotha del cinema italiano, dal dopoguerra ad oggi.
Dai suoi inizi fin qui, sa dire quanti film ha fatto?
«Ne ho contati 106, perché metto dentro pure le partecipazioni. Il primo è stato un film per la tv sulla vita di Blaise Pascal, diretto da Roberto Rossellini, perché, all’epoca, ero fidanzato con sua figlia Isabella. Mio padre voleva che continuassi gli studi e non mi aiutava a debuttare come attore. Quindi, andavo a rompere le scatole a Rossellini, che mi fece recitare nel ruolo dell’avvocato dell’imputata in un processo di stregoneria. Roberto, in quell’occasione, mi disse “Fai un po’ de meno, nun fà come tu padre”. Detestava gli attori, pensava che facessero sempre troppo. Da lì ho cominciato con le comparsate, finché non è arrivato “Sapore di mare” e il resto è storia».
C’è un film a cui è particolarmente legato?
«Sì, il mio primo film come regista che si intitolava “Faccione” con Nadia Rinaldi. Scrissi la storia pensando ad un’amica mia e di Carlo Verdone, che raccontava a noi ragazzini un sacco di balle. Aveva capito che, per evadere dal grigiore della sua vita, doveva usare la fantasia e si inventava flirt in America con James Brown e altre simili “frescacce”. Come regista ho fatto pochi film, alcuni sono andati bene, come “Uomini uomini uomini” e “Il conte Max”, altri non hanno avuto successo, come l’ultimo “The Clan”. Dopo questo flop, mi sono avvilito e ho preferito dedicarmi ai cinepanettoni».
Negli ultimi anni, ha lavorato con sceneggiatori e registi giovani come Fausto Brizzi. Cosa pensa di questa nuova generazione?
«I giovani hanno portato linfa nuova nella commedia italiana. È grazie a loro se questo genere è andato avanti per tanti anni. Mi auguro di fare presto un altro film con lui, ne stiamo parlando, perché è stata una frustata di vitalità. Sembra una sciocchezza ma far ridere per più di un’ora è la cosa più difficile. Gli attori comici sono dei bravi “battutari”, ma non bastano senza uno sceneggiatore che fornisce una situazione comica».
Checco Zalone fa segnare record su record al botteghino. Le piacerebbe fare un film con lui?
«Chi non vorrebbe fare un film con Zalone! Di corsa lo farei, anz[/EMPTYTAG]i, ogni volta che lo incontro, gli chiedo di chiamarmi, per fare suo padre o suo zio. Lino Banfi c’è riuscito, spero di riuscirci pure io. Lo stimo moltissimo. All’inizio, pensavano tutti che fosse un fessacchiotto, invece è un uomo molto colto e intelligente. Di lui mi piace il suo essere politicamente scorretto. Per essere attori comici, infatti, bisogna dire la verità».
In “Fräulein”, il suo ultimo film che uscirà il mese prossimo, proiettato in anteprima a Lecce, ha un ruolo inusuale.
«Walter è un personaggio completamente diverso da quelli che faccio di solito, misogini, maschilisti, prepotenti. Non ho mai recitato in un ruolo così tenero, quasi infantile. Un film scritto e diretto da una donna, Caterina Carone: un uomo non ne sarebbe stato capace. Racconta un’amicizia fra un uomo della mia età e una donna un po’ più giovane. Un piccolo film, che esce nelle sale con 15 copie, ma che andava fatto perché mi fa crescere come attore».
In cantiere adesso cosa c’è?
«Oltre al film con Brizzi, da gennaio, riprenderò la tournée teatrale di “Il principe abusivo” con Alessandro Siani, che forse porteremo al Politeama di Lecce nella prossima stagione. E poi potrei tornare a fare la tv: mi hanno proposto di condurre Zelig e, di nuovo, “Striscia la notizia”».
E il film sulla storia d’amore dei suoi genitori?
«Ci sto provando da anni, ma ogni volta non si riesce ad iniziare le riprese. È un film bellissimo scritto con Luca Manfredi, ma forse non lo girerò mai. Magari lo farà mio figlio Brando che, fra pochi giorni, debutta alla regia».
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