Zafón, il timido creatore di fantasmi che aveva sedotto il mondo

Zafón, il timido creatore di fantasmi che aveva sedotto il mondo
di Riccardo De Palo
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Venerdì 19 Giugno 2020, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 21:55

Aveva soprannominato “La dragonera” la casa di Los Angeles dove viveva, non lontano dalla mecca del cinema in cui lavorava, continuando a immaginare intrighi, partorire fantasmi, per la letteratura o per il piccolo schermo. E ne aveva di fantasia, da vendere, Carlos Ruiz Zafón, nato a Barcellona il 25 settembre 1964, teatro privilegiato dei suoi romanzi; diceva di avere anche provato a tornarci, nella città catalana, ma il tentativo non aveva funzionato. Come un altro grande scrittore della sua terra, Ildefonso Falcones, aveva ambientato a Barcellona i suoi libri di successo, a partire da "L’ombra del vento", un thriller ambientato in epoca franchista, che aveva avuto un successo stellare grazie soltanto al passaparola.

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Protagonista del romanzo, e di quelli successivi, il giovane Daniel Sempere, proprietario dell'unico esemplare rimasto (appunto) de "L'ombra del vento" di Julián Carax; un libro che subito lo appassiona e lo mette sulle tracce dell’autore e della sua storia, in una Barcellona decadente e piena di fantasmi, dove piove sempre, in una ricerca che dura un decennio e determina anche il suo passaggio nell’età adulta. «Ho scelto Barcellona perché è la città in cui sono nato e cresciuto - aveva detto Zafón in una intervista a Rita Sala, comparsa nelle pagine del Messaggero - Ma la tratto come materia letteraria, non è una Barcellona reale, è una stilizzazione, un luogo della mente. A me interessano le città in quanto tali, i posti in cui si concentra e vive un gran numero di persone, in cui succedono delle cose. Che poi si tratti della California o di Barcellona, non ha importanza. Vale a dire, cambiano le coordinate, le forme, i personaggi; la materia da raccontare rimane». 

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Da quel primo libro importante di quasi vent’anni fa, altri sono seguiti, a formare la cosiddetta tetralogia del “Cimitero dei libri dimenticati”. "Il gioco dell’angelo" (2008), "Il prigioniero del cielo" (2011) e "Il labirinto degli spiriti" (2016). Le sue opere erano tradotto in oltre quaranta lingue, e venivano lette da milioni di lettori; in Italia i suoi libri sono pubblicati da Mondadori. Soltanto in Italia, "L’ombra del vento" ha venduto più di un milione e mezzo di copie. Anche da noi, si è fatto largo con il passaparola, a dimostrazione del fatto che i libri di qualità si promuovono anche da soli.

Da tempo Zafón combatteva una battaglia contro un tumore, e la sua casa editrice spagnola Planeta, ha avuto parole commosse nell’annunciare la sua perdita: «Oggi è scomparso Carlos Ruiz Zafón, uno dei migliori romanzieri contemporanei. Ti ricorderemo per sempre». Anche la critica, nel corso degli anni,  ha elogiato molto le sue opere; c’è chi lo ha paragonato a Orson Welles; altri hanno scritto che «se qualcuno pensa che il romanzo gotico sia morto nell'Ottocento, cambierà idea leggendo  Zafón». Per lui, il ruolo della letteratura consisteva nello “spiegare il mondo”, consentendo a tutti, anche nelle epoche più difficili, la dose quotidana di evasione, quindi “divertire, far pensare, stimolare le idee, l'immaginazione, la creatività”.

Da quando non è più tra noi, i lettori affascinati dai suoi romanzi sono tutti più poveri.

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