È stato detto che Mozart non faceva musica ma era la musica stessa. Niente di più vero: nessun musicista è stato così completo, spontaneo, perfetto. La sua immensa produzione fu catalogata nel 1862 dallo studioso Ludwig Alois Friedrich von Köchel che pubblicò il celebre “Catalogo cronologico – tematico di tutte le opere musicali di W.A.Mozart”. Un volume con 626 composizioni che legò per sempre il nome dell’autore a quello del genio salisburghese: da allora le composizioni mozartiane sono infatti universalmente indicate con il numero del catalogo preceduto da K., l’abbreviazione di Kochel.
Alcune di queste inestimabili perle musicali sono al centro del doppio appuntamento con l’Orchestra Oles, in scena oggi alle 20 al Teatro Grassi di Cisternino e domani alle 20.30 al Teatro Apollo di Lecce. Nella doppia veste di solista e direttore assieme alla compagine sinfonica, protagonista d’eccezione sarà Francesco Manara, primo violino dell’Orchestra della Scala. In programma l’Adagio in mi maggiore K 261 per violino e orchestra, e i Concerti in sol maggiore K 216 e in La K 219 per violino e orchestra.
Scelto da Muti con primo violino solista per la Scala
Francesco Manara, torinese, all’età di 21 anni è stato scelto da Riccardo Muti per ricoprire il ruolo di primo violino solista dell’orchestra del Teatro e della Filarmonica della Scala. Nella sua brillante carriera solistica si è esibito in tutto il mondo ed ha collaborato con i più grandi direttori e le più celebri orchestre. Ricorda Giovanni Carli Ballola, (autore di pagine illuminanti su Mozart), che se risaputa è la sua precoce vocazione per gli strumenti a tastiera, che porterà il prodigioso clavicembalista degli anni dell’infanzia e il celebrato pianista della maturità a un’attività concertistica durata l’intera esistenza, meno noto è l’impegno del diciannovenne Konzertmeister come violinista-compositore al servizio del principe-arcivescovo di Salisburgo.
L’ampiezza dei movimenti, la ricchezza tematica, l’originalità delle soluzioni formali sono solo alcuni degli aspetti più evidenti del Concerto in la maggiore K. 219, che da sempre gode di una meritata popolarità anche per la bellezza dell’Adagio centrale, che mette in rilievo la purissima linea melodica del solista. Movimento che fu però giudicato troppo complesso dal violinista Antonio Brunetti, e sostituito l’anno seguente dall’autore con l’Adagio K. 261, assai meno ambizioso ma più immediato e solare.