The Last Duel: tre ragioni per non perdere il kolossal medievale con Matt Damon e Ben Affleck

The Last Duel: tre ragioni per non perdere il kolossal medievale con Matt Damon e Ben Affleck
The Last Duel: tre ragioni per non perdere il kolossal medievale con Matt Damon e Ben Affleck
di Alessandra De Tommasi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Settembre 2021, 22:39

Tre prospettive diverse, un’unica storia: Ridley Scott cerca la verità lasciando che siano i personaggi a spiegare percezioni e sentimenti e a mostrare come vedono un evento. La macchina da presa non seleziona, ma asseconda. Così The Last Duel, tratto dall’omonimo romanzo BUR, è un gioco di specchi che vive di sfumature e dettagli.

Nella Francia del 1300, tra conflitti sanguinosi e signorotti locali, matrimoni combinati e ambizioni sfrenate, l’amicizia tra un cavaliere (Jean de Carrouges, al secolo Matt Damon) e uno scudiero (interpretato da Adam Driver) s’incrina quando quest’ultimo viene accusato di violenza nei confronti della moglie dell’altro (Marguerite, a cui presta il volto Jodie Comer).

L’opinione pubblica del tempo non è troppo lontana da quella di oggi e infatti si divide. Incapace di ottenere giustizia in altro modo, il marito della vittima chiede soddisfazione con un duello. E da lì parte un racconto epico e mozzafiato.

Ecco allora tre buone ragioni per non perderlo e “un’avvertenza per l’uso”, secondo il parere  di Leggo.


TRE BUONE RAGIONI PER VEDERLO:

UNO: Ben Affleck in versione Carrà:

Ok, non ha un caschetto ma il biondo platino di Ben Affleck in versione “conte petulante” è molto simile a quello della compianta diva del Tuca Tuca. Uterino, menefreghista e prolifero si vanta degli otto figli in dodici anni di matrimonio mentre si dà alle orge con le concubine.

Spreme i sudditi con tassazioni feroci e non è dedito alla misericordia. Un villain volutamente tagliato con l’accetta, talmente grottesco da essere irresistibile.


DUE: Un’offerta “tre per uno”:
La stessa vicenda si fa in tre per seguire la prospettiva di ciascun personaggio. Certo, ad un certo punto (il film dura circa due ore e mezzo), si fa fatica a riavvolgere tutto e ricominciare da capo, eppure sono le sfumature leggerissime che cambiano da una versione all’altra a rendere il racconto sempre nuovo e accattivante. Oltre che epico, of course.


TRE: L’eccezionale talento di Jodie Comer:

La grande rivelazione resta Jodie Comer. Bravissima lo era anche prima, ma stavolta è superlativa perché tutto si regge sulla sua performance che cambia per tre volte, mentre i maschietti restano uguali a se stessi. Ieratica, intensa e pure umanissima, incarna la donna moderna nonostante l’ambientazione medievale. Fenice che risorge dalle ceneri, dimostra che la verità ha varie facce ma un solo senso.

UN’AVVERTENZA PER L’USO PRIMA DELLA VISIONE:

Chi è allergico alla ridondanza si tenga lontano anni luce da questo film perché repetita iuvant in questo caso potrebbe non applicarsi affatto. Ridley Scott ci avrebbe potuto risparmiare tranquillamente una ventina di minuti, ma non è uno che si lascia intimidire da alcun limite.

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