E intanto Spirit incorona il film The Farewell

E intanto Spirit incorona il film The Farewell
di Gloria Satta
3 Minuti di Lettura
Lunedì 10 Febbraio 2020, 00:28
Nella lunga notte degli Oscar, che ha tenuto con il fiato sospeso il pubblico di tutto il mondo collegato in diretta con il Dolby Theater di Los Angeles, si sono sfidati fino all’ultimo Joker, 1917, The Irishman, C’era una volta a...Hollywood, Parasite. E nelle stesse ore del super-show, brindavano i vincitori degli Spirit Awards, i premi istituiti 35 anni fa per celebrare il cinema indipendente e destinati ai film costati meno di 22,5 milioni di dollari. Consegnati come ogni anno sotto un tendone allestito sulla spiaggia di Santa Monica all’ora di pranzo in un’atmosfera piuttosto informale, gli Spirit 2020 hanno incoronato come miglior film di The Farewell - Una bugia buona, diretto dalla regista cinese Lulu Wang, che ha avuto la meglio sul maestro Terrence Malick (A Hidden Life) e Marriage Story di Noah Baumbach. 
Ma a trionfare con ben tre riconoscimenti (quello per il miglior attore andato a Adam Sadler, regia e montaggio) è stato Uncut Gems - Diamanti grezzi, il thriller adrenalinico di Benny Safdie e Josh Safdie targato Netflix e incredibilmente assente dagli Oscar: il protagonista è un commerciante di gemme indebitato fino al collo che cerca disperatamente di recuperare una somma perduta. 

TROFEO
Renée Zellweger, favorita anche agli Academy, ha vinto come attrice per Judy, mentre tra gli attori non protagonisti si sono affermati Zhao Shuzen (The Farewell) e Willem Dafoe per The Lightouse. Parasite, 6 volte candidato agli Oscar, ha vinto facile su Les Misérables di Ladj Ly portando a casa il trofeo come miglior film internazionale. La migliore opera prima è risultata Booksmart - la rinvincita delle sfigate di Olivia Wilde, un’indiavolata commedia femminista (ancora Netflix) e il Robert Altman Award è andato a Marriage Story. A differenza degli Academy, che avevano in lizza una sola regista (Greta Gerwig per Piccole donne), gli Spirit 2020 si sono contraddistinti per la presenza femminile. «Non dobbiamo incoraggiare le donne a fare cinema perché sono già numerose quelle che provano a girare film o frequentano le scuole», ha detto Lulu Wang ritirando il massimo premio, «dobbiamo dare loro un lavoro e i soldi». Wilde ha aggiunto: «Questo è un anno meraviglioso per le registe e io sono fiera di far parte del movimento. Ce ne sono tante, tra noi, pronte a raccontare le loro storie...». L’attrice Zhao Shuzen non ha potuto ritirare il premio: la paura del coronavirus l’ha trattenuta in Cina. 

TOPO FORTUNATO 
L’altr’anno lo Spirit principale andò a Se la strada potesse parlare, nel 2018 a Scappa - Get out. Sabato pomeriggio, sotto il tendone di Santa Monica apparivano emozionatissimi i fratelli Safdie (Benny, 33 anni, e Josh, 35), lanciati nel 2017 dal Festival di Cannes che selezionò in competizione il loro Good Time: il trionfo di Diamanti grezzi - Uncut Gems rappresenta la consacrazione del loro cinema indipendente, decisamente innovativo. E ricevendo lo Spirit, ennesimo premio per Parasite, il regista coreano Bong Joon-ho ha regalato alla platea un aneddoto: «La prima volta che ho proiettato il film a New York», ha raccontato, «ho visto un topo scorrazzare nella sala. L’ho considerato un auspicio di buona fortuna». Il film, favorito fino all’ultimo anche agli Academy, avrà un remake per la tv americana. Anche se il suo eccellente cast non ha avuto candidature: l’Oscar, malgrado l’aumento dei membri che esprimono le minoranze (dal 6 al 16 per cento) è ancora troppo bianco. E dannatamente legato allo star system che parla in inglese.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA