Spencer a Venezia 2021: 3 motivi per non vedere Kristen Stewart in versione Lady Diana

Spencer
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di Alessandra De Tommasi
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Venerdì 3 Settembre 2021, 16:45

È la vigilia di Natale e il pubblico sta per assistere, come recitano i titoli di testa, ad “una favola tratta da una tragedia vera”. Iniziano così i tre giorni raccontati da Spencer, l’ultimo progetto di Pablo Larraìn, sul momento cruciale in cui Lady Diana ha pensato al divorzio dal Principe Carlo. Il film, in concorso alla Mostra del cinema di Venezia (1-11 settembre), è una sviolinata, in tutti i sensi e immagina pensieri e parole in una gabbia dorata royal, costantemente sotto i riflettori (come insegna la ramanzina dello scudiero della Regina Madre sulle tende da tenere chiudere per evitare i fotografi). Le aspettative, forse erano troppo alte, da quando sono state diffuse le prime immagini di Kristen Stewart, una copia fedelissima della Principessa del popolo.

Ecco allora tre buone ragioni per perderselo senza troppi rimpianti e “un’avvertenza per l’uso”, nel caso in cui, invece, si voglia dare una chance al progetto (secondo il parere semiserio ma insindacabile di Leggo).


TRE BUONE RAGIONI PER PERDERSELO:

UNO: Aridatece The Crown:

La vicinanza temporale con l’interpretazione sublime di Emma Corrin in The Crown (Netflix) rende il paragone quasi d’obbligo. Certo lei prestava il volto ad una giovane naive che sognava la corona, mentre l’ex vampira di Twilight ne racconta un momento da adulta, anzi da madre del futuro sovrano. Comunque sia, anche senza la sua solita performance ansimante e sincopata, sembra comunque che manchi qualcosa, quell’X-Factor – come direbbero i giovani – che rendeva Lady D così iconica.


DUE: Suspence esasperante:
Il continuo, incessante, sottofondo di violini, sempre lì dietro l’angolo a creare pathos dà l’impressione a tratti che non si tratti di un biopic ma di un thriller, di un giallo e persino di un horror.

Come se ci si guardasse costantemente le spalle, alla ricerca di un intruso nel castello armato fino ai denti. L’effetto-noia non è dietro l’angolo, anzi sembra perseguitare lo spettatore in continuazione.


TRE: Occhio ai condimenti:

Tau troppe ingenuità nella sceneggiatura descrivono Lady Diana come una mezza nevrotica che se ne va in giro a palazzo raccontando i fatti suoi praticamente a chiunque, inclusi membri della servitù mai incontrati prima. Parla, parla, parla, spesso da sola. Il resto è solo un contorno e non di quelli gustosi e ben conditi: somiglia piuttosto al contenuto dei vassoi in degenza in ospedale, senza olio né sale. Certo, aiuta la salute ma poi ammazza l’umore.

UN’AVVERTENZA PER L’USO PRIMA DELLA VISIONE:

La seconda parola che Kristen Stewart pronuncia nel film è un “fuck” e sembra quasi un blooper come il bicchiere Starbucks ne Il trono di spade, ma almeno resta un guizzo, un primo sentore di quella ribellione che il regista rincorre per tutto il film senza mai metterla a fuoco. C’è qualcosa di surreale e non si tratta solo del meme in rete che associa il poster del film alla disastrosa caduta di Jennifer Lawrence sulle gradinate degli Oscar (in entrambi i casi le attrici sono di spalle, volto a terra, mani sul volto e avvolto in un candido vestito-nuvola). Ma se l’amore per la famiglia reale britannica avesse vincesse su tutto – Megxit incluso – allora prenotate il biglietto in sala. Un bonus? Il guardaroba ormai cult di Diana.

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